Ma se un adolescente si ammazza
buttandosi da un balcone perché si sente emarginato, perché
“nessuno mi capisce”, ovvero l'eterno dramma di moltissimi
adolescenti, è abbastanza per scomodare l'omofobia? Oppure è,
innanzitutto, un dramma dell'adolescenza, età fragile in cui si
gioca la partita fra esistere e annullarsi, si impara a resistere, ad
esistere o ci si lascia andare? Nessuno mette in dubbio le prese in
giro, stupide, odiose, al giovane, giovanissimo omosessuale romano
suicidatosi ieri a Roma. Quello che si discute, invece, è la
soluzione conseguente a quelle pressioni, che a quell'età vengono
naturalmente ingigantite, esagerate e suonano intollerabili. E lo
sono, intendiamoci: a quattordici, quindici anni tutto sembra immenso
e insostenibile, e quindi lo è. Ma la faccenda non è diversa per un
gay, una ragazzina brutta (o troppo bella), un diversamente
imbranato. Quanti Peter Parker ci sono, quanti lo siamo stati a 14
anni? Poi, certo, qualcuno non regge, si lascia volare di sotto da un
balcone: ma, al netto della stupidità biologicamente spietata dei
giovani, non si tratta spesso della drammatizzazione
dell'incomprensione propria di un'età? Vorremmo dirlo senza suonare
irrispettosi di una giovane vita che va via, solo cercando di capire,
di essere onesti ancorché impopolari: ma non ci piace il coro di
prefiche dell'antirazzismo, dell'antifascismo, dell'arcigay, che
versano lacrime in quantità, lacrime che tuttavia suonano pelose,
che allargano la pozzanghera a cerchi universali per poi andare a
confluire sempre nello stesso sbocco: i diritti, il riconoscimento
dei diritti, le pari opportunità, le leggi ad personam, o ad
categoriam, puntualmente disinnescate in Tribunale, e tutto
l'armamentario lobbystico. Ora, questa non è la strumentalizzazione
di una acerba tragedia? Mi spiace, ma un gioco simile mi pare
insopportabile. Data la naturale crudeltà di molti adolescenti e la
naturale fragilità di altrettanti, in quel gioco spietato della vita
che si chiama competizione, non sarebbe più sensato, per quanto
possibile, sdrammatizzare ed insegnare ad un emarginato, per
qualsiasi ragione (anzi, falsa ragione) a resistere, a fregarsene, a
crescere, ad affermare una propria identità, qualità, stravaganza,
ragion d'essere? “Diversità” è dimensione ampia e sfuggevole,
difficile e feconda, non la puoi ridurre ad una bega di partiti e chi
si normalizza non è detto conquisti più di quel che perde.
Cari amici (e anche cari genitori
che fin che potete svicolate): l'uomo è stupido e cattivo: e non
migliora, non cambia, non si impietosisce: piangergli e piangersi
addosso serve a poco, serve solo a farlo sentire più forte. Allora:
meno lacrimatoi e più corsi intensivi di tutti gli innumerevoli
outsider che hanno saputo imporsi sulle miserie dei “normali”.
Dopo, si può parlare di diritti e pari opportunità. Ma nessun
diritto si conquista e si difende, né tantomeno serve, partendo
dalla cultura del lamento, peggio, dall'esaperazione, peggio ancora,
dalla strumentalizzazione di un'età e della paura che racchiude. La
paura di vincere (se stessi).
Tutti abbiamo e siamo stati presi in giro . 30 anni fa però i giovani morivano per altr cose , al mio paese di overdose o incidenti d auto o col motorino.è come dici tu ,strumentalizzare sempre e comunque , avvoltoi di categoria ,in questo caso gay,di cui la lobby è ormai potentissima tanto da essere denunciata da papa francesco
RispondiEliminain questo caso s'e' scatenata la lobby dei gay;
RispondiEliminauna delle miriadi di lobby che sono , si tantissime , ma che hanno un comune denominatore : lo speculare sui singoli episodi che accadono , salvo poi dimenticarsene e speculare sul prossimo .
ad un ragazzo del genere sarebbe uscito , inarrestabile e orrendo , l'impulso del suicidio anche se fosse stato nero fra bianchi , buddista fra cinesi , troppo bella tra troppo cessi , troppo ciccio tra troppo fighi, cambiava solo la lobby pronta all'indignazione automatica.
che nausea.
Vp
Leggo da molto tempo il blog di Massimo Del Papa, ma questa è la prima volta che scrivo. Cristiano, il tuo commento è ridicolo...ti consiglio di leggere "Omofobia- Storia e critica di un pregiudizio" di Daniel Borillo, un libro interessante e acuto, che di recente ho preso in prestito in biblioteca (anche se appartengo alla "potentissima" lobby gay non posso permettermi di comprare tutti i libri che vorrei leggere e possedere...).
RispondiEliminaCiao Massimo, premetto che non appartengo a nessuno schieramento politico, non possiedo tessere arcigay, non voto da anni e non sono solita chiamare in causa razzismo, omofobia, misoginia per ogni stronzata partorita da decerebrati...(altrimenti farei la figura dell' "unico gay del villaggio" per dirla con quei geni di Little Britain) concordo con te, odio veder strumentalizzata una tragedia per poter portare acqua al proprio mulino, però spiegami due cose: quando è invece lecito scomodare l'omofobia? Anche a me infastidisce vedere usata questa parola in modo arbitrario, così come mi infastidisce il fatto di minimizzarla, se non di ignorarla nei peggiori casi..
e un'ultima cosa, perché quando si parla di omosessuali e dei loro diritti, questi vengono sempre dopo? Perché "dopo" si può parlare di diritti e pari opportunità? Ciao e grazie di avermi ascoltata.
Joy
Perché un carattere non nasce dai diritti: i diritti nascono dal carattere. I diritti ci vogliono, ma il loro feticismo alla fine diventa un esorcismo ed è come la religione: voler credere che l'uomo sia diverso da come è, non lo rende diverso da come è. Ma in Italia, soprattutto, ogni cosa finisce buttata "in politica", cioè esorcizzata senza esser mai risolta davvero. SU un piano personale non sono gay, ma sono sempre stato considerato altrimenti diverso, ovvero "strano". Ho sempre difeso quello che ero, nella vita, in quello che facevo. E' dura, ma ho scoperto che altra strada non c'è: vinci quando passi dal discolparti al ribadirti; allora, nessuno sa risponderti più.
RispondiEliminap.s. La foto sopra, non è messa a caso, non è coreografica.
RispondiEliminanon capisco che gusto ci troviate nel volervi incasellare in categorie e nel farvi rappresentare da certi soggetti(pistolini,vendola).mi sembra che molti omosessuali siano i primi a non sentirsi a proprio agio con la propria scelta e che per questo si ritrovino inaciditi ed incazzati con gli altri "diversi".
RispondiEliminaquella omo non è l'unica fobia e quella sessuale non è l'unica diversità esistente.
So di essere fuori tema con il post, ma voglio solo rispondere a Cristiano. Quali categorie, scusa? Perché l'eterosessualità è una categoria? Comunque la "definizione" di omosessualità (e la sua condanna...) è stata partorita dalla Chiesa prima e dalla Scienza poi, non certo da NOI (ma noi chi?). Mi ricordi una mia amica che diceva: " io sono prima di tutto una persona...", certo una persona priva di alcuni diritti; ovvio che non definisco la mia personalità in base al mio orientamento sessuale, è solo un aspetto di me, ma finché ci saranno persone per le quali la questione è così importante... ecco credo che dovrò aspettare un bel po' prima di poter essere "solo" una persona. Non è vittimismo, lungi da me, ma la pura verità. Un' ultima cosa, puoi evitare di rivolgerti a me come la portavoce di tutti gli omosessuali? Grazie.
RispondiEliminaCiao, Joy
p.s. L'omosessualità non è una scelta e le persone non si sentono a disagio a causa della propria "diversità" (dio che parola orrenda...), ma dalla percezione che gli altri hanno di questa (gay, lesbica, grasso, brutta, etc.).
Fuori tena e prolisso, ahimè.
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