“I moralisti e gli ignavi”,
sarebbe un buon titolo per un libro sugli italiani di oggi, uno di quei
viaggi nell'illogica indecenza nazionale che nessuno fa più, siccome
oggi tirano i libelli consolatori alla Cazzullo e Severgnini.
Moralista è il molleggiato arrugginito Celentano che rompendosi il
mignolino del piede pretende cure immediate saltando con un balzo
degno dei tempi d'oro tutta la fila degli straccioni, della plebe che
poi difende nei suoi strampalati interventi sul Corriere o il Fatto
quotidiano. Moralista, c'è da giurarci, anche quel professore di
Saluzzo che dava buoni voti alle ragazzine in cambio di prestazioni
sessuali. Ora, senza nulla togliere allo squallore dei moralisti, dei
tromboni in cattedra, possibile che, dall'altra parte, nessuno trovi
mai niente da eccepire? Possibile che non un medico, un portantino,
un funzionario sanitario davanti alla tronfiaggine di un cantante
bollito come Celentano non trovi la dignità professionale, pubblica
e personale di dirgli dove va lei?, si mette in fila con gli altri,
prego. E c'è da giurarci che nessuno abbia protestato neppure tra la
plebe che aspettava tre ore spasimando per una colica.
Nella scuola di Saluzzo le
marchettare erano sicuramente due, ma dicono molte di più, il
professore, certamente nell'omertà dei colleghi, aveva messo su un
suo harem di bambine le quali stavano zitte loro, stavano zitte le
compagne, stavano zitti i compagni, magari anche i bulli e i
prepotenti: poi, al momento giusto, tutti in piazza a salvaguardia
dei nostri “saperi” e i nostri “futuri”. Ma un futuro che
contenga un sapere, non lo si comincia a costruire dalla dignità?
Questi sarebbero per l'appunto gli
ignavi, abbonati al mugugno, alla rivendicazione vittimistica, ma poi
risoluti a non sollevarsi mai, a non prendere mai una risoluzione,
una scelta di decenza: come fosse possibile che diverse ragazzine di
quattordici, quindici anni accettassero di degradarsi,
inginocchiandosi davanti a un professore per una sufficienza sul
registro, non si spiega nemmeno fisiologicamente; è sì un segno dei tempi, di questi tempi di
mercificazione erotica, di consumismo sessuale: ma qui c'è qualcosa
d'altro, c'è che i paletti dell'amor proprio, del rispetto di sé e
anche del buon senso sono stati completamente travolti, sono spariti,
magari con consenso di genitori ancora giovani e già rintronati da
una televisione oscena, da sottofilosofie pop improntate alla
irresponsabilità più svaccata, alla più smaccata svendita di se
stessi. Dal “perché tu vali”, slogan di un famoso shampoo, al
“tu non vali un cazzo” che potrebbe essere la
pubblicità-progresso per una scuola realisticamente al passo coi
tempi, per una sanità di casta che si ferma se incombe la vecchia
gloria rincoglionita. Basta così, altrimenti passiamo per tromboni.
Ma è per capire, per cercare di capire comportamenti sempre meno
comprensibili, rese sempre più precoci e sorprendenti.
Moralisti e ignavi, indignati e
indifferenti, ipocriti allo specchio. Il ministro canoista Josefa
Idem, ministro per un giorno e subito travolta da un piccolo scandalo
di tasse non pagate per le sue case mascherate da palestre, per le
sue palestre sprovviste di autorizzazioni e però sponsorizzate dal
Comune di cui la stessa proprietaria era assessore, è attesa a
Venezia, alla Mostra del Cinema, a premiare un film omosessuale.
Applausi.
La radice di ogni male terreno e ultraterreno e' Silvio, cazzo,come si fa a non capirlo ! Tolto di mezzo lui, saremo un paradiso ! Lo dice da anni Rosy Bindi, il miglior statista italiano !
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