Quanti siano i falsi ciechi, i
falsi invalidi non lo sa nessuno, sono come i mafiosi che più ne
arrestano e più ne saltano fuori. In compenso si sa cosa costano
allo Stato: 2,5 miliardi in pensioni rubate, ha calcolato la Corte
dei Conti, una cifra allucinante, da manovra finanziaria, da sbornia
di spread. Che vita è quella di fingersi orbi o storpi per non
lavorare? Una vita bella, a vedere chi la fa: una vitalità, una joie
de vivre che i sani ufficiali non hanno: questi salgono sugli
alberi, li potano, corrono in scooter, giocano a tennis, ai
videopoker, non si fermano mai. Ai primi del mese vanno col bastone e
gli occhiali scuri a riscuotere, come in un film di Piedone lo
sbirro. Dicono i giornali, i telegiornali dei ragazzini messi lì per
non disturbare nessuno e per trasformare tutto in pubblicità: “La
truffa continua, nell'indignazione generale”. Ma non si indigna
nessuno, casomai s'incazzano perché quelli sì e loro no; difatti,
quando una di queste truffe “continue” vengono scoperte è solo
perché qualcuno, invidioso, rancoroso, ha parlato, è andato a
spifferare tutto alla Finanza. Una vita da dementi in una società
demenziale dove tutti sanno tutto, vedono tutto ma per mesi, per anni
non succede niente, poi arrivano le divise grigie delle Fiamme Gialle
e tutti a strepitare, a lanciar pitali. Una esistenza da monatti, da
diseredati della terra, mostruosa, che però, essendo “continua”,
per dire inesausta, autorigenerante, una sua ragion d'essere deve pur
avercela. E infatti ce l'ha, è la ragion d'essere del così fan
tutti, del “bravo lui che c'è riuscito”, del “magari anche
io”. Vogliamo dire che gli anticorpi morali essendo finiti, tutto è
possibile nell'eterno, onnipresente buio italiano che risale da Capo
Passero al Monte Bianco: ingeneroso sarebbe concentrare certe
attitudini, certi comportamenti nelle desolate, insanabili Montegrano
del Mezzogiorno, sono risaliti come “la linea delle palme e del
caffè” per cui Sciascia identificava l'avanzata mafiosa, la
colonizzazione mafiosa nel settentrione d'Italia. A Saluzzo, nel
cuore rigorismo sabaudo, savoiardo, un professore otteneva
prestazioni sessuali dalle sue allieve minorenni per promuoverle, in
una sorta di libro Cuore alla rovescia, boccaccesco, osceno. Un
professore di scuola!, un funzionario dello Stato, avrebbe chiosato,
scandalizzato, De Amicis.
Ma non si scandalizza nessuno. A
tutti i livelli, a tutte le latitudini un rapporto sciagurato, da
incubo fra plebe e Stato, fra cittadini e Stato: tu Stato mi derubi,
mi infliggi tributi ingiusti e alienanti e io ti frego con la stessa
protervia, recitando la parte dell'invalido o matto, fin che va, va,
poi si vedrà. Rapporti schizoidi, paranoici in una società
dissociata, delirante. Ma è su questo equilibrio precario e
indistruttibile, su questo equilibrio della follia che si regge il
Paese assurdo, il Paese che c'è non essendoci davvero.
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