Ustica non è più
un'isola, è una tragedia. Ustica non è più una tragedia, è una
ricorrenza. Ustica è un modo di dire per dire ingiustizia,
rassegnazione. È il dolore stratificato per carità di Stato, anno
dopo anno, trenta volte finchè nessuno più si alza a chiedere di
sapere. Partì un aereo per disintegrarsi in volo, cancellando il
futuro di ottantuno passeggeri, tredici bambini fra loro con
l'incanto negli occhi in cui si specchiavano il cielo e il mare,
ottantuno famiglie, centinaia di destini dirottati senza ritorno. E
la mattina dopo riaffiorano pezzi di vita, solo pezzi, frammenti tra
i salvagenti in quel silenzio abissale che solo il mare può imporre.
E il silenzio affogava in altro silenzio, nei depistaggi, nelle
bugie, nelle impotenze che non cesseranno mai d'infierire, liberando
la potenza di fuoco dell'impotenza...
Le
risposte, a volte, stanno nelle domande. Nel silenzio che le
accompagna. Ed è pesante l'eco del silenzio sopra Ustica, che non è
più isola, non più tragedia, solo ricorrenza. Il
Grande Botto non l'ha sentito nessuno eppure s'è inghiottito
ottantuno viaggiatori, bagagli, giocattoli, bambini, sorrisi e
discussioni, programmi e situazioni, amori, sguardi e poi altri
fantasmi, con la divisa o senza, che custodivano schegge di segreti.
Il Grande Botto si sfarina nel carnevale di parole, coriandoli di
carta che non servono a niente. E passano i tramonti nel cielo di
Ustica e la memoria non si arrende, non riposa, non ha pace anche se
è impotente. Il Grande Botto, e poi un altro, questo lo sentono
tutti, in terra non in cielo: la
stazione in mezzo ha una Gran Ruga, alta, ammonitrice dell'orrore che
spazza via ottantacinque futuri straziandone altri
centosettantacinque. In quella stazione cicatrizzata non vedi
rimbalzare saluti ma - per l'eternità - urli sporchi di morte, gli
ululati delle ambulanze, dei pompieri, delle camionette della
polizia. E gli altri uccisi viventi, i parenti, gli amici dal domani
amputato, negato alla speranza, all'allegria, alla gioia. E silenzi
sporchi di colpa, di chi nasconde e di chi si nasconde, di chi
deraglia eternamente la colpa, la dirotta, la tace finché infiniti
treni e voli copriranno tutto. Schegge di segreti restano conficcate
nella storia comune, lunga orrenda storia inzuppata nella ferocia,
nelle menzogne, nel terrore che chiude le bocche. Ci sono luoghi
violentati che non guariranno mai, non asciugheranno più il dolore.
Il Grande Botto non l'ha sentito nessuno ma ha insanguinato il cielo
e da allora non cessa di assordare. Ustica
finisce ricorrenza d'oblio: nessuno uccise, nessuno mentì. Ma i
morti ci sono. Ma i loro cari non possono accontentarsi di un sudario
di ingiustizia che chiude una vicenda di segreti, scabrosi segreti,
irriferibili segreti, inverosimili segreti custoditi fra le stelle
del cielo che sono le uniche ad avere visto, a sapere come e perché
in ottantuno sono morti mentre parlavano, sognavano, si sorridevano,
stringevano una bambola e sono esplosi come coriandoli
di carne precipitati nell'acqua di Ustica “Infin che 'l mar fu
sovra noi richiuso”.
ecco la truffa degli Stati democratici, l'esatto rovescio (della stessa medaglia) degli Stati dittatoriali.
RispondiEliminaVp
E chissà quante volte potrebbe accadere di nuovo...stessa aeronautica....ma adesso abbiamo gli f35 che ci proteggono secondo loro!
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