Passa ai contenuti principali

IL BALCONE


Adesso i juke-box non ci sono più, non ne ho trovati più. Ne usciva la vocina acuta di Kate Bush - Wuthering Highs, e io partivo per la stratosfera. Non ci sono più. Neanche il liscio ho più sentito. Ma tutto il resto sì, posso ritrovarlo se torno. Miramare, che nome patetico. Dove vai in vacanza? A Miramare. Sorriso di compatimento, che posto da sfigati. Ma invece era pieno di gioia, una gioia piena di luce, una luce piena di gioia. Ci torno per farmi male, solo così ho la pace. Gli alberghi sono sempre gli stessi, anche quello dove sono andato per anni, dove per poco non mi ammazzo volando dal balcone del terzo piano. Mi ero sbilanciato, nessuno l'ha mai saputo ma ero già di là. È stato un attimo lungo come la vita: non mi lascia mai, son sempre lì che oscillo. Poi è stato come se una folata che non c'era mi spingesse indietro e mi son trovato salvo. Ma io so che da allora è tutto tempo regalato, perché fu contro la legge di gravità. Ho sempre avuto paura dell'altezza, dei balconi, guardavo giù e mi sentivo attirato. Risucchiato. Quella volta ci andai troppo vicino. Non so perché l'ho fatto ma qualcosa mi chiamava. L'ho vista in faccia, quella volta. Ogni estate ci torno e guardo a quel balcone. Anche lui mi guarda, forse amareggiato. Come se mi aspettasse ancora.

Commenti