Parlano, parlano. Ho
appena sentito un cialtrone di ministro rispolverare - un classico estivo - l'eterna promessa
di alleggerire la burocrazia (diffidare: di solito, pensano a
dilatare ulteriormente il mostruoso blob). Ci sono nato e mi ricordo Montanelli quando
si divertiva a citare le leggi più assurde, un capoverso durava
quarantasette righe in apnea. Ho i capelli grigi, un mese fa sono
stato in una scuola a parlar di scrittura e alla fine ho salutato
tutti ma mi hanno precipitevolissimevolmente fatto tornare indietro.
C'era da firmare mezzo chilo di pratiche con quesiti che neanche a
mafia e camorra. Per cosa? “Dobbiamo pagarti”. Non voglio niente,
ho risposto, l'ultima volta mi avete perseguitato per tutta l'estate,
persino sotto l'ombrellone, e più maledetti scartafacci producevo
più li perdevate e alla fine ovviamente non sono stato pagato.
Perciò questa volta facciamo così: beveteveli alla mia salute. No,
no, lei scherza, le cose vanno fatte per bene, ha replicato la
scuola; e mi ha imposto la compilazione in blocco. Mancavano un paio
di fogli con alcuni dettagli che neppure io ricordavo, forse volevano
anche il gruppo sanguigno e la cartella sanitaria con le malattie
infettive. Mi sono riservato di produrla in seconda battuta, ma avevo
già deciso di lasciar perdere proprio per non incorrere nel solito
incubo. Io ho lasciato perdere, ma la scuola no e ieri mi ha stanato
in casa: morivano dalla voglia di pagarmi, ma servivano
assolutissimamente quegli ultimi fogli. Siccome l'incubo rischiava di
raggiungermi anche nella rinuncia, me ne son fatta una ragione, da bravo ho
compilato e stamattina alle 8 ho raggiunto la scuola. Il segretario
mi ha guardato con un lampo di libidine burocratica negli occhi: “Lei
emette fattura? Rimborso? O nota spese?”. Ho risposto,
agghiacciato, che dovevano dirmelo loro, che ogni scuola faceva a
modo suo, loro, per esempio, l'ultima volta non mi avevano proprio
pagato a dispetto di tutte le forme di pagamento fornite dal
sottoscritto. “Allora nota spese!” ha detto, rassegnato, il
segretario. “Lei ci deve, subito, una marca da bollo da € 1,81!”.
“Ma no, guardi, lasciamo perdere, poi debbo andare in ospedale a
raccattar mia madre, davvero, non ho tempo di correre da un
tabaccaio, facciamo che mi avete già saldato”. Niente da fare, le
cose vanno fatte bene. Morale della favola, per farmi pagare, ma non
è detto, ho dovuto pagare io. Morale della morale: non ricordo come
si chiama il ministro di turno che ha appena proclamato la sua guerra
santa contro la burocrazia, ma una cosa la so con certezza: è
l'ennesimo mascalzone.
e quindi gli hai portato la marca da bollo? :-) madonna!
RispondiEliminaLasciato monetine.
RispondiEliminameraviglioso!
RispondiEliminaio spero che per 'sta gente ci sia la legge del contrappasso di dantesca memoria...spero finiscano all'inferno nel girone dei burocrati, dove nudi,cosparsi di colla urticante e ricoperti da marche da bollo, infilate in tutti gli orifizi, vomitano sangue misto a circolari e moduli senza sosta e con un diavolo che ogni tanto ne prende uno e lo schiaccia sotto un enorme timbro rendendolo una sardina, facendo schizzare materia grigia (poca) tutt'intorno...insomma una bella scenetta dantesca !
RispondiEliminaSpesso i funzionari amministrativi locali sono vittime loro stessi. Chi invece la burocrazia la origina, i politici, i burocrati superiori, sì, non merita pietà.
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