Per mesi, per anni ho
sentito il cantante del cuore Renato Zero tuonare contro vizi e
malaffare, benedicendo la lealtà, la libertà, la democrazia,
l'amore eterno e da ultimo incoraggiando Grillo che con la sua
esigenza di trasparenza aveva fomentato un rivoluzionario
cambiamento. Che magica parola, cambiamento! Poi i giornali riportano
l'ordinanza di un giudice che costringe il figlio adottivo a star
lontano dalla famiglia, per pericolosità presunta, e lui, Zero,
reagisce rabbiosamente, dal vivo, in concerto. Così: “Bisogna non
dare mai adito a qualcun altro di venire a sindacare i cazzi tuoi,
della tua vita, del tuo personale, hai capito giornalista del
cazzo?”. La prima parte della frase è un incubo
logico-grammaticale, ma transeat, ci siamo abituati. La seconda è
pura ipocrisia. I giornalisti saranno anche, sono senza dubbio “del
cazzo”. Ma qui nessuno ha fatto sciacallaggio. Nessuno ha fatto il
Barbara d'Urso della situazione inzuppando il biscotto nel gossip,
tantopiù che ormai Zero è un intoccabile e nessuno si permette. Tra
l'altro, son tutti amici suoi. I suddetti cazzari, dalle agenzie in
poi, si sono limitati a riportare la pronuncia di un giudice. Questa
si chiama informazione. Se uno non è soddisfatto, se ritiene che
l'informazione sia parziale o distorta, può fare diverse cose, per
esempio chiamare i suddetti cazzoni e aggiungere la versione di
Renato, tiro a indovinare che anche la soave nuora non sia forse così
disinteressata, oppure che il figliolo sia un cuor d'oro e che questi
giudici sono notoriamente pazzi. In democrazia funziona così. A
Zerolandia, però, funziona un po' diversamente: la libertà di
informazione finisce dove cominciano i cazzi di Zero. Pubblici e
privati, familiari o fiscali che siano, perché lui non distingue tra
vita ed arte e quindi, giustamente, nessuno deve azzardarsi: altrove
sarebbe bavaglio, perché sappiamo tutti che dove c'è tanfo di
potere, denaro e gomblotto, ci vuole la campana di vetro, 24 ore al
giorno non stop, ma quale privacy, la privacy è roba da fasci
censori. Ma a Zerolandia coperta di fiori vige l'obiezione di
coscienza, il segreto confessionale o professionale, lì la Verità
si stabilisce e circoscrive come vuole “Zero vale Uno” e poi si
fa il colpo di teatro, tuonando come Zerus nell'Olimpo. I giornalisti
del cazzo stiano fuori dai coglioni, appropriatamente, stiano buoni
che con calma li si convoca con la lingua di fuori quando servono,
per esempio se c'è da esaltare, e non sono ammesse deflessioni, un
nuovo capolavoro o i trionfi fatali del nuovo tour. Con una simile
filosofia di vita, e sia chiaro che non si accusa né si allude nello
specifico, ma si sviluppa una logica che non ci è dato ignorare,
nessun giornalista del cazzo dovrebbe avventurarsi tra le mura
domestiche di nessuno (a meno che non viga la regola del Marchese del
Grillo), e nessuno dovrebbe sapere niente neppure di autentici
disastri familiari come i maltrattamenti su donne e infanti.
Benissimo, anche questo è un esempio per le legioni di povere menti
sconvolte che a questo secredente Padreterno ormai affidano tutte le
risposte e perfino le domande.
Ma com'è che con Zero una volta un filippino a servizio denuncia un pestaggio , una volta ci sono false fatturazioni e l' evasione fiscale, adesso le "storie da dimenticare" del figlio. Per chi come me lo segue e apprezza da quaranta anni, sembra che si sia messo di impegno per demolire l'immagine che ci si era fatti lui.
RispondiEliminaNon condivido quello che dici. Lo stracondivido.
RispondiEliminapoi ci sarebbe anche la storia, pubblicata un mese fa e mai smentita, del narcotrafficante internazionale sedicente suo amico e fornitore di guardaspalle, il che per uno che ha fatto 50 canzoni contro la droga...
RispondiEliminaAggiungo solo, perché forse non è trasparito dalla precedente osservazione, che questo per me è un dolore, e non c'è alcun compiacimento. Come accade sempre quando qualcuno a cui vuoi bene ti delude. La mia impressione è che Renato sia circondato da gentaglia. Il che, per la verità, non è colpa da poco
RispondiEliminaAnche questo, lo controfirmo. Con una riserva. La gentaglia è insieme attenuante e aggravante fino a un certo punto.
RispondiEliminaComunque, il peggio di tutto, al solito sono questi sorcini: riescono ad essere a favore di tutto, peggio compreso, in pubblico: e autentiche fogne di morbosità e cattiverie in privato. Forse dipende dal fatto che molti di loro non hanno il coraggio di alcun coraggio, leggi coming out; poi, certo, c'è un livello zero sia nella grammatica, che nella logica, che nella morale.
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