Dico a mio fratello: in
questi giorni non faccio che scrivere roba del passato remoto. E lui:
lo so, ma pure io non faccio che comporre musica sul filo di quei
ricordi là. Quei ricordi là: sarà la stagione (anche se non c'è),
sarà il richiamo della foresta, il periodo di fine scuola, le
vacanze che s'approssimavano. Sarà anche un presente che non c'è,
fatto sta che tutto mi riporta indietro, la risacca del tempo sale e
poi si ritira, mi riporta indietro in un mare fatto di cimeli: vecchi
dischi, vecchi fumetti, libri consumati a forza di leggerli. Ieri ho
sbattuto contro un bel volumone che racchiude i primi 10 numeri di
Alan Ford, fumetto mai particolarmente amato (preferivo la limpida crudeltà di Kriminal, su
tutti, e poi Diabolik, che associavo rigorosamente a certe canzoni, a
comporre personalissime sinestesie pop). Eppure, la tentazione di
farlo mio era forte. Per assaporare quel profumo di adolescenza,
certo, ma non di meno per aiutare i miei neuroni a ritrovare
atmosfere gioiose e cupe, la fine degli anni Sessanta, le ombre
lunghe del terrorismo, quel crescere in una città invitante e
ambigua, e poi tutto quel ribollire di dischi, di fumetti, di libri,
di scoperte che solo quando sei ragazzino possono tramortirti: e poi
restano a vita. Alla fine il librone l'ho lasciato là, appeso a un
gancio dell'edicola: sarebbe troppo facile e sarebbe inutile, non è
più memoria ma spettro della memoria, memoria di memoria,
proiezione, surrogato. Lo stesso effetto mi capita da un po' quando
sprofondo nell'ascolto di album che dirottarono il mio sentire, e
adesso a malapena mi ricordo perché. Ieri ne ho messo su uno dei
Pavement e pensavo: va beh, ma tutto 'sto rumore... E invece ero io,
che quel rumore nell'anima non ce l'avevo più, non sapevo più
coglierne le vibrazioni. E non avevo più occhi per vederlo in quello
che mi circondava. E se pure qualche scorcio, a tradimento, lo scovo,
un cavalcavia, una tangenziale, una fabbrica dismessa, insomma
cascami della civiltà industriale, beh, non vibro più lo stesso.
Ricordi usurati. Si chiama invecchiare. Sono io, che non trovo più
neppure i fantasmi di quanto mi sconvolgeva. Vado ancor più a
ritroso, rifugiandomi nei classici, nel blues, nel jazz; sospetto
sia, ancora una volta, un tranello della nostalgia, forse finirò per
rintanarmi nel barocco o nei canti gregoriani. Voglio dire che, alla
fine, neppure quella fine anni '60 mi appartiene, perché ero troppo
piccolo per capirci qualcosa: ci passavo solo dentro, da bimbo
inconsapevole. Eppure quei fumetti allegri e truci, ingenui e
maliziosi, pieni di inchiostro, più neri che bianchi in tutti i
sensi, inaccessibili allora, inaccessibili adesso, rispecchiano bene
un momento storico, e in fondo anche personale. Era, tutta insieme,
la colonna sonora del mio crescere. Quei ricordi là. Che non
sbiadiscono, ma perdono di consistenza. Di significato. Di empatia.
Restano intatte quelle vibrazioni, le mie antenne le captano, ma non
le traducono più. Ed io resto sospeso su un dubbio da niente:
procurarmi o no la mia dose di Proust a fumetti? Per ora il librone
di Alan Ford è ancora lì, giorno dopo giorno mi chiama e giorno
dopo giorno non lo ascolto, perché so che mi tradirebbe. O meglio io
tradirei lui. Eppure non smette di allettarmi, puttana sirena del mio
passato. Che cosa dovrei fare, secondo voi?
COMPRALO! e se ti tradisce, spediscimelo (Tiziano)
RispondiEliminaCompralo, madeleine a parte, Alan Ford è un fumetto che ho imparato ad apprezzare crescendo.
RispondiEliminaMatteo
io mi sa che sono nato vecchio. alla fine dei 70 .a 10 anni ascoltavo elvis,poi beatles,poi stones.si,poi u2 quando uscì war ed il rock anni 80 ed ho avuto le mie passioni in tempo reale.ma direi che di tendenza sono nostalgico,di un tempo che non ho vissuto.ultimamente sono anche peggiorato;sto ascoltando gruppi gospel o vocali anni 50 e 40 e più suonano gracchianti meglio è.
RispondiEliminaa proposito,mi hai incuriosito quando dici di tuo fratello che starebbe componendo musica ispirata a "quel passato".essendo io più o meno vostro coetaneo e suonando per diletto, sarei onorato di poterne ascoltare anche solo un frammento,così,non per sparar sentenze ma perche alla ricerca di emozioni,di qualcosa d'indefinito ma reale ,cose che la musica a volte sa portare.
RispondiEliminaStiamo cercando di organizzare una cosa insieme, un reading, per agosto. Un'idea balzana, che ho in mente da un po': readingarage, una serata proprio in un posto macchine, ovviamente adeguato all'occasione. Se tieni d'occhio blog e facebook, dovrebbero arrivare presto novità. Ci sto lavorando.
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