Uno dice: se ci fosse un
giornale così, vorrei parlare solo del dolore, dare voce a quello di
chi voce non ha, imporlo ai lettori perché almeno quelle vite a
perdere vivano, anche solo per un momento. Un giornale così non c'è
e allora decidi di usare il tuo blog. Per una sorta di tributo,
inutile, patetico, ma che senti doveroso. Poi ti arrendi, perché non
ti basta lo spazio infinito di un blog, non ti basta il tempo, non ti
bastano le parole, ogni giorno sei sommerso, due, tre, dieci casi
abnormi, assurdi, allucinanti perché morire, ammazzare si è fatto
davvero troppo facile. E non si riesce a raccontarli, tantomeno a
spiegarli. E non è questione di statistiche, che sono sempre le
bandiere criptate agitate dai cretini. E non è questione di rimedi,
sbandierati come libri dai presuntuosi. È che è saltato tutto,
proprio tutto. Ieri una quattordicenne suicidata dopo essere stata
stuprata da otto coetanei che poi l'hanno ricattata fino a non
poterne più. Oggi una quindicenne accoltellata a morte dal
“fidanzatino”, un balordo che poi l'ha bruciata. Sono cose che
usiamo definire bestiali, sbagliando: tra le bestie non c'è niente
del genere. Poi possiamo pure consolarci con le nostre diete
personali, cercando colpe a casaccio, la società, l'ignoranza (la
colpa preferita dagli ignoranti che si credono colti), le televisioni
berlusconiane, ma sono tutti simulacri, pretesti ideologici, sono
tutti alibi, palliativi per le coscienze. C'è qualcosa d'altro, e di
oltre, saranno anche analfabeti questi, saranno afasici, aggrappati a
protesi elettroniche che non sanno capire e non sanno utilizzare, ma
c'è qualcosa di peggio. Qualcosa che che prima non c'era. Come una
pandemia di demenza congenita. Forse la componente di tante
distrazioni, di forme diverse di cinismo e indifferenza, ma insomma
qui si parla di sbudellarsi tra bambini che poi si danno fuoco, si
parla di violenze di gruppo e poi di gelidi ricatti perché la
vittima si faccia fuori da sola. Si parla di tre o quattro donne
ammazzate al giorno (e i cretini osservano che tutto resta “nella
media” del millennio). Si parla di cose di cui non si riesce a
parlare. E si parla della terribile, totale apatia, della
rassegnazione con cui mostruosità del genere vengono prese. Si
scomoda la lotta per la sopravvivenza, ma è roba vecchia e non
c'entra niente. Si addita la fine della civiltà occidentale,
omettendo che altrove ci si imbottisce di dinamite e si sale su un
autobus. Si scomoda la violenza
crescente, che è una profezia che adempie se stessa, una prognosi in
cerca di una diagnosi. La si mena con gli esempi
positivi che mancano, e se ne propinano di pessimi. Si esorcizza coi programmi del pomeriggio, premiando i
mostriciattoli, facendoli diventare famosi, organizzando campagne per
la loro liberazione precoce, dandoli in parcheggio a discutibili
preti affaristi, anche se suona meglio chiamarli sociali e poi
tributar loro osceni funerali di stato quando smettono di dare i
numeri.
C'è come una frattura
della ragione, un abisso della coscienza fra quanto accade e chi se
ne pasce, senza capire: non parlano dell'orrore, parlano di se stessi
che parlano dell'orrore. Siano sui giornali o in televisione, di
destra o di sinistra, don questo o padre quell'altro. Nessuno tenta
ricette, quelle poche sono infantili, sono grilline: dategli da
consumare i prodotti che dico io, io coi miei figli non sbaglio mai,
uno vale uno. Ma di ricette non ce n'è, è umano tentarne,
ipotizzarne ma qui siamo all'irreversibilità della disumanizzazione:
quando tra bambini ci si scanna, ci si annienta così, che vuoi
ancora rimediare, che vuoi proporre? Di certo, c'è che le
conseguenze per questi cannibali sono inadeguate, sono irrisorie:
vengono ancora più giustificati, coccolati, viziati, le “mamme
coraggio” li esaltano, scaricano la colpa sulle vittime, a qualcuno
trovano addirittura un mestiere, meglio nel mondo dello spettacolo.
Da ritardati culturali li fanno diventare scrittori, incrementando il
livello di mentecatti di settore. Ma anche queste, in fondo, sono
situazioni secondarie. Un credente apocalittico può parlare di fine
del Bene e trionfo del Male, che non significa niente. Ad essere al
capolinea, ad essere spenta sembra se mai quella voce ineffabile che
avevamo dentro di noi e ci diceva fermati, cosa fai, sei impazzito?
Il puro buon senso, l'istinto di conservazione e di elementare
rispetto per l'esistenza altrui nessuno li sente più, grandi e
piccini squartano, scannano e poi dicono a carabinieri e magistrati:
beh? Che c'è? Perché la fate tanto lunga? Non so che ho fatto, non
so perché l'ho fatto, non volevo far niente di male, adesso
lasciatemi andare a casa, che qui con voi ho perso fin troppo tempo.
se non esistono più il buon senso e il rispetto per l'esistenza altrui forse può voler dire che noi, che diciamo di ricordarcene,non le abbiamo alimentate,mantenute vive.
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