"(…)
Ma l'episodio più sconcertante, a proposito dei dolorosi misteri
fermani, riguarda l'ex gerarca SS Carl Hass, responsabile
dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, che nel 1946, in pieno
dopoguerra, si trova a Fermo sotto le mentite spoglie di un
insegnante di inglese e matematica nel locale Collegio del Sacro
Cuore, dove è agganciato da emissari di padre Felix Morlion, uomo
della Cia in Europa, legato a padrini come i democristiani De
Gasperi, Scelba e Andreotti, che di Morlion è addirittura segretario
particolare. Dichiara Hass nell'interrogatorio reso il 4 luglio 1996
al capitano Massimo Giraudo e al maresciallo Cosimo Pano del Ros.
Racconta Hass (riportato nel libro “Gli anni del disonore”, di
Mario Guarino e Fedora Raugei, Dedalo, 2006): “Nel novembre del
1947 vivevo in clandestinità nel convento, forse del Sacro Cuore, a
Fermo, dove vivevo facendo l'insegnante di inglese e matematica
[...]. In pratica ero inserito in una rete di numerosi agenti che
operava sotto la responsabilità di padre Morlion. Mi avvalevo o
meglio recepivo le informazioni che riferivo agli americani negli
ambienti dell'Msi, in particolare da Mario Tedeschi e Giorgio
Almirante con il suo ufficio stampa. Faccio presente che Tedeschi era
un agente del CIC (il controspionaggio Usa, ndA), circostanza che
appresi durante un'accesa discussione che questi ebbe con Almirante
sulla destinazione di fondi americani giunti all'Msi”. La parabola
di Hass, che a tutta prima sembra assurda, viceversa risulta
assolutamente coerente con le logiche, utilitaristiche e inzuppate
nella realpolitik, del superamento della seconda guerra mondiale,
specie in Italia. Già attivo durante il conflitto a Verona, con
compiti di spionaggio per conto della Germania nazista, di cui è un
autorevolissimo esponente, Hass a guerra finita riesce ad entrare
nella rete di informazione americana: gli danno la gestione dei
contatti fra i servizi statunitensi e gli ambienti dell'estrema
destra romana. Ma Hass si occupa anche di controllare i rapporti fra
comunisti tedeschi e italiani. “Una volta rientrato in Patria” si
legge nel citato “Terrore a nordest”, il vecchio ufficiale
nazista continua a collaborare con il Military Information Service, e
in particolare della preparazione di agenti dei nuovi Servizi della
Germania federale. E proprio in quel periodo, comincia a formarsi [in
Italia] un'Organizzazione di sicurezza delle forze armate in funzione
anticomunista; una struttura che fa più volte capolino nelle prime
inchieste degli anni Settanta sulle 'stragi nere'”. Tutto, come si
vede, è partito da Fermo, la città che in quegli stessi anni dà i
natali al futuro capo brigatista Mario Moretti...
*
Mentre
Hass tesse la sua tela, un Licio Gelli non ancora trentenne ma già
carico di misteriose avventure esce dall'ennesimo torbido,
ripulendosi sia dal passato fascista-repubblichino sia dalla
parallela attività di controinformatore partigiano. Mentre,
nell'appartata provincia di Fermo, Hass viene inserito nella rete di
spionaggio americano, Gelli, dalle non meno chiuse province aretina e
pistoiese, può intraprendere, ripartendo dalla bancarella di
robivecchi del suocero, la sua incredibile ascesa al Potere italiano
fino ai suoi vertici, ai suoi segreti, ai suoi misteri più
irriferibili.
Quanto
a padre Felix Morlion, entra in Italia nel 1944 tramite l'OSS
americana, per la quale già nel 1932 aveva fondato i CIP, centri
informazione pro deo; la filiale italiana del CIP è contestuale e
schiera il gotha dell'imprenditoria nazionale con padrini come i
democristiani De Gasperi, Scelba, Andreotti, che di Morlion è
addirittura segretario particolare. Tra i primi a parlare
dell'ambiguo prelato-spione, il solito Pecorelli che nel 1968 chiude
la parabola giornalistica di “Nuovo Mondo d'oggi” raccontando
della “Pro-Deo come di una copertura di una centrale spionistica
del Servizio di sicurezza del minstero dell'Interno (diretto dal
questore Elvio Catenacci e dal vice Federico U. D'Amato, poi
potentissimo capo dell'Ufficio Affari Riservati), e del suo
direttore, “l'agente Cia padre Morlion”. Indiscrezioni che
troveranno puntuali conferme anni dopo, quando dagli archivi
uruguayani di Gelli spunterà un fascicolo intestato a Morlion (cfr.
“Dossier Pecorelli”, a cura di S. Flamigni, Kaos, 2005). Fra i
protettori di uno dei fondatori del prototerroristico “Superclan”,
Corrado Simioni, in rapporti sia con Moretti che coi Servizi, figura
proprio padre Felix Morion, i cui recapiti, come detto, verranno
trovati nel materiale sequestrato ai brigatisti Valerio Morucci e
Adriana Faranda, due fra i più autorevoli luogotenenti di Mario
Moretti, contestualmente al loro arresto il 29 maggio 1979 in casa di
Giuliana Contorno, collega di Franco Piperno, nell'alone
dell'Autonomia. (…)"
(da
“Misteri Dolorosi – Storie di terrorismo nel dopoguerra
italiano”, ebook, 2012, via Smashwords, Amazon, iTunes...)
Moro,
ostaggio dei brigatisti nella “prigione del popolo”, spenderà
nelle sue memorie parole di disprezzo definitivo, come per nessun
altro, all'indirizzo di Andreotti, chiamandolo in causa per una serie
di circostanze che i brigatisti, soprendentemente, sceglieranno di
non divulgare. Prima, ma non sola, fra tutte, l'esistenza del corpo
di sicurezza Gladio. Moro, che aveva definito nel 1973 il faccendiere
mafioso Michele Sindona “salvatore della lira”, fu a lungo
protettore dell'altro faccendiere piduista, Licio Gelli, suo
coetaneo, tuttora vivente. Alcune pagine che chiamano in causa
Andreotti sembrano espunte dalle copie del memoriale Moro
(l'originale non è mai stato rinvenuto).
quando sull'Europa ancor piena delle macerie fumanti della seconda guerra mondiale cala la cortina di ferro dal Baltico all'Adriatico (come disse W.Churchill) i nemici diventano gli amici e così in funzione dell'obiettivo anticomunista si assoldano nei ranghi dei servizi segreti ex nazisti, ex fascisti e poi faccendieri, massoni, mafiosi, si creano strutture clandestine come gladio, si fanno attentati, ci si infiltra nei gruppi terroristici, si manipolano anche l'elezioni... il tutto sotto la benedizione del Vaticano che governa attraverso la DC...del resto l'Italia è un alleato strategico degli USA e rappresenta il fianco sud della Nato...e in Italia si trova il più importante partito comunista dell'occidente che non deve arrivare al potere...Andreotti è stato parte di tutto questo ed è stato un fedele interprete della dottrina della cortina di ferro...avremmo potuto fare la fine del Cile o dell'Argentina e ritrovarci sotto una spietata dittatura militare eterodiretta...invece abbiamo avuto il Vaticano al potere tramite la DC, Andreotti, i fascisti riciclati, la strategia della tensione, gladio, il caso Moro...fino a Gelli e Moretti...in fondo ci è andata bene e i comunisti sono stati tenuti alla larga dalla stanza dei bottoni e questa era la cosa più importante... i misteri sono sempre meno tali e sempre più storia... come Giulio, disprezzato da Moro ma che ci ha salvato dai carri armati nelle strade, laddove avessero vinto i comunisti, ma in Italia, a pensarci bene, non avrebbero mai potuto vincere...amen
RispondiEliminaPunti di vista. Certo, oggi senza Andreotti abbiamo Grillo.
RispondiEliminain Italia le caserme più importanti dei Carabineri per oltre 40 anni sono state zeppe di mezzi pesanti, fra cui il noto carro armato americano M47, risalente agli anni '50 e venduto in enormi quantità all'Italia dopo essere stato dismesso negli USA come mezzo da combattimento per i teatri operativi...era destinato ad essere utilizzato nelle strade italiane quando fosse scoccata l'ora X...il famoso Gen. De Lorenzo (mente del piano "solo") volle che i Carabinieri fossero dotati di questi bestioni da guerra, creando apposite unità corazzate (cosa strana per una forza di polizia quali i CC) proprio per utilizzarli al momento opportuno...fortunatamente sono rimasti parcheggiati nelle caserme fino agli anni '90 quando sono stati rifilati alla Somalia...questo lo si deve anche ad Andreotti, fosse stato per Moro, dagli USA prima o poi sarebbe arrivato l'ordine di farli uscire...ho fatto il militare nei CC negli anni '70 e li ho visti molto da vicino...quando chiesi a cosa servissero, mi risposero "per schiacciare i comunisti se vincono alle elezioni ah ah ah..."
RispondiEliminaCosì si diceva, si rideva...
RispondiEliminacarri armati parcheggiati nelle caserme dei CC per impaurire i comunisti, Andreotti e la DC al governo per procura del Vaticano e degli USA, strategia della tensione, Gelli, P2, gladio, comunisti tenuti a bada, infiltrati nei gruppi eversivi di destra e sinistra, servizi deviati, attentati, piano di golpe ecc ecc ecc ma non si stava meglio allora in fondo ? adesso con l'Euro e la Merkel, Berlusconi e le puttane, il PD e i comunisti scomparsi, la DC morta e due papi (!) in Vaticano, i Cinesi ipercapitalisti che avanzano e gli USA che arretrano, non è peggio secondo te ? non si capisce più un cazzo e si è tutti più poveri !
RispondiEliminaA parte che pure i comunisti avevano i loro, di mezzi, a parte che messa così pare tutto un po' superficiale, vorrei avere il bene di potermi dialettizzare, come dicevano le BR, con qualche nome e cognome: con tutti 'sti anonimi mi pare l'ennesimo mistero andreottiano.
RispondiEliminaè una sintesi la mia, è chiaro che il discorso è più profondo ma in nuce lo scenario in cui si muoveva Giulio Andreotti è quello che ho descritto nel primo post e che pure tu conosci a fondo...come la si pensi su quegli anni, ci siamo salvati dai carri armati grazie a lui e alla sua politica...non era il solo, ma era il simbolo di quella politica...i misteri sono fatti per essere svelati prima o poi...
RispondiEliminaMarco
Andreotti salvatore della patria è difficile da mandar giù. Con chi, poi? Con Gelli?
RispondiEliminaci ha salvato da un colpo di stato stile cileno o argentino, cosa che invece avrebbe voluto un tipo come Gelli...gli USA non hanno mai dato il via libera all'azione armata in grande stile perchè si fidavano di Giulio e di quelli come lui e perchè le trame in cui Giulio era invischiato e che tu hai descritto sono bastate a tenere fuori dalla stanza dei bottoni il PCI
RispondiEliminaM
Sì, che Andreotti fosse uomo degli Usa lo sappiamo, e l'abbiamo scritto. Anche dei prezzi pagati, però. Non esattamente trascurabili.
RispondiEliminaEravamo un paese immaturo, e abbiamo avuto una libertà vigilata. Era inevitabile? Forse. Ma abbiamo pagato il prezzo delle bombe, delle stragi, di una tensione mai chiarita, di un terrorismo endemico, di un malaffare patologico. E non siamo mai diventati grandi, mai davvero responsabili e liberi. Siamo ancora un paese immaturo, ritardato. E lo resteremo forse per sempre.
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