Allora,
in Friuli Pidielle o Pidimenoelle? Di sicuro non quei disgraziati dei
grillini, e sì che si accingevano alla conquista della regione.
Ecco, quanto accaduto in Friuli è la cartina di tornasole del Paese,
elettori, cittadini che, messi come stanno messi i mai abbastanza
vilipesi partiti, però li preferiscono, malgrado tutto,
all'alternativa grillina. E davvero non sta in piedi che se il voto
li premia, i grillini, allora è democrazia e se invece li punisce è
regime, conservazione, fascismo, brogli e via delirando. In realtà
il Movimento 5 Stelle dovrebbe incolpare anzitutto se stesso per aver
congelato ciò che voleva sbaraccare, rendendo una popolarità, per
quanto stracciona e stracciata, ai partiti. La gente si esalta ma poi
fa anche presto a rinsavire (magari per prendersi un'altra
insolazione collettiva). Due mesi sono bastati e avanzati per
convincerla della reale consistenza di questa setta di pazzi, e la
colpa di Grillo, su tutte le altre, è stata il suo bluff, miserabile
e colossale: come fai a proporti come alternativa se non hai un
programma, un'idea, nient'altro che una massa di disadattati
dall'ignoranza tragicomica? In nome di un delirio condiviso, Grillo
ha paralizzato tutto e tutti per due mesi, senza fornire aperture: o
quello che vogliamo noi o il coma. Ma i grillini, montalianamente,
sapevano solo quel che non erano, quel che non volevano: e a
malapena. Non è questione di protesta, di alternativa, ma di
consistenza delle medesime: prima che Oscar Giannino si rivelasse per
un mitomane, il suo Fare era riuscito a porsi come reale alternativa
proprio in virtù della preparazione, della complessità delle tesi e
di quanti le difendevano: discutibili, si capisce, come tutto a
questo mondo (discutibile non signifca maledetto ma “degno di
analisi”), ma serie, fondate al punto che anche gli avversari le
consideravano con rispetto. Il che, alla fine, è la politica. Ora,
se il grillismo avesse avuto una minima fondatezza, benvenuto: ma ha
portato nelle istituzioni dei dissociati convinti di avere degli
elettrodi sotto la pelle per essere spiata, che esaltano il web
mentre lo temeno, che perdono la borsa con gli scontrini e chiedono
“alla rete” cosa fare. E che faticano a comprendere un idrofobo
come il capo, il guru, uno che un giorno ti insulta a sangue davanti
a diecimila persona e il giorno dopo magari ti pretende al Colle. Il
paese, si dice, è allo sfascio: i grillini si riuniscono, come
carbonari, per decidere la cacciata di uno che è andato da Barbara
d'Urso. Scusate, ma come si fa, con tutta la buona volontà, a
prender sul serio gente simile?
Per
questa strada si torna, inevitabilmente, con disperazione, ai partiti
“ladri”, all'eterno ritorno degli Amato, i Monti, i Napolitano
che li nomina... Ma la colpa è anzitutto di chi pretendeva di
sostituirli con l'aria fritta. E di quelli che lo puntellavano,
pensando non al bene del Paese ma – non prendiamoci in giro - dei
loro “particulare” e del loro egocentrismo: perfino la Guzzanti
se n'è accorta (prima che qualcuno le chiedesse amichevolmente di rimangiarsi il tweet).
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