Chi lo aveva dato per
disperso si consoli: il dottor House, più esattamente Hugh Laurie,
torna sugli schermi, stavolta quelli grossi, per una commedia
brillante in uscita il 6 dicembre, “Scusa ma mi piace tuo padre”.
Dal trailer, pare una cosa fatta bene, e del resto Laurie non sembra
tipo da buttar via un capitale professionale accumulato con una delle
serie più viste (e con merito) di sempre. La pellicola, come
suggerisce il titolo, racconta l'incidente di percorso di un
cinquantenne (ad occhio e croce) che s'innamora, ricambiato, della
figlia del suo migliore amico, la quale, di passaggio, sta con suo
figlio. Insomma un casino. Vedremo, valuteremo, ne parleremo. Ma già
adesso si può dire che lo spunto è astuto e intrigante, almeno per
i quasi cinquantenni (come è chi scrive, tanto per non sbagliare):
possiamo ancora dire la nostra? Possiamo almeno concederci di sognare
di far perdere la testa, e di perderla, per una ragazzina? Molti ci
provano, esaltati dalla spettacolarizzazione della società, dalla
divizzazione in succedaneo favorita dalla televisione. Molti ci
provano sfasciando tutto, anche se stessi. Sono sogni destinati a
finir male, ma oggi – ecco la differenza – vengono lo stesso
colti dall'albero, certi freni inibitori sociali, certo perbenismo
borghese, ipocrita ma capace di tenere insieme le famiglie e la
stessa società (a prezzi a volte ingrati, ma questo è un altro
discorso), non funzionano più. “Lo sappiamo che è sbagliato, ma
che c'è di male se lo vogliamo entrambi?”, recita, all'incirca,
una battuta del film. Noi cinquantenni non siamo così maiali come ci
dipingono, non tutti almeno: non vogliamo tradire a tutti i costi
nostra moglie, non sognamo sempre di scoparci “quella che potrebbe
essere nostra figlia”. Sognamo, se mai, la possibilità di evadere
da noi stessi con una fata turchina che ci faccia sentire “ancora”
quelli che non siamo mai stati, ma che ci illudiamo che avremmo
potuto essere. Sapendo che è solo un sogno stupido, di quelli buoni
a farci addormentare. Tutto questo, il Dottor House (inutile girarci
intorno: andremo a vedere il film senza riuscire a non pensare che
quel borghese di mezza età, in realtà è proprio lui), lo ha capito
benissimo: e così, ecco servito il film di Natale, che la butta
sullo scherzo ma intanto apre una piaga, per non pensare troppo ma,
forse, per pensare un po' troppo. A cosa siamo oggi, a cosa non siamo
più. E a quella ragazzina con la quale sarebbe bello fare una follia
che non faremo mai.
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