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QUANDO PARLA NICHI


I giorni duri continuano, ieri mi è toccato Vendola. Esperienza surreale, ha fatto un discorso che in confronto l'imitazione di Checco Zalone era di una concretezza brutale. Preceduto, va detto, da un culto preoccupante, ansioso, sovietico, sconosciuto agli altri leader, che pure di servilismo si pascono, ma che, almeno in questo secolo, non sono ancora avvezzi a farsi ricevere con sviolinate in chiave "Nichi ha sempre ragione, Nichi quello che promette lo fa, Nichi è la salvezza". Ma Vendola, come Grillo, ha attualizzato una totemizzazione, per esprimersi come farebbe lui: non lo si discute, lo si adora a dispetto ed anzi in virtù dei deliri che regala. È pure contagioso nel suo sdoganare l'onirica irrealtà: senti, senti con che sfrenata devozione lo introduce il coordinatore di Sinistra e Libertà di questi borghi, uno scarparo che, se la memoria ancora mi regge, ricordavo tra i primi ad inseguire la delocalizzazione in Romania, nonché esclusivista del marchio Pirelli per le sue scarpe, mentre oggi tuona, facendo coro al Divino, contro il liberismo delocalizzatore alla Tronchetti Provera. Ma fin qui, quisquilie. Il bello arriva quando, preceduto dalla lettura drammaturgica di un articolo dell'ex giudice Bruno Tinti, che sul Fatto Quotidiano osannava la recente assoluzione di Nichi, sale sul palco lui, venerato dai vendolari come la Madonna dell'Incoronata. Di seguito, i momenti più avventurosi del suo intervento: la frammentazione in pillole non pregiudica, anzi esalta la creatività e la raffinatezza delle costruzioni logico-sintattiche. Da tenere presente che, essendo io un professionista serio, ma soprattutto un uomo buono, ho lavorato strenuamente sul vendolese umanizzandolo il più possibile; senza però aggiungere coloranti o conservanti alla naturale fragranza oratoria.
Penso agli occhi dei bambini: i bambini uccisi a Gaza, i bambini violentati, arruolati, venduti, distrutti nel mondo: mentre andrebbero educati, messi sulle spalle della società, uno per uno... I figli degli stranieri immigrati sono penalizzati da un subcultura nazista che privilegia i diritti del sangue e della stirpe: che vergogna. Non mi interessa dello sguardo di Casini sul mondo, mi interessa lo sguardo dei bambini. No alla retorica sui bambini!
Sentinella, a che punto è la notte?”, si legge nella Bibbia. Questa notte. Questa crisi. Non è tanto finanziaria quando di mutazione di pelle del capitalismo; oggi i soldi servono a fare soldi come le lumache che subiscono la partenogenesi. La ricchezza volatile, finanziaria è 10 volte quella reale, siamo come nel 1929 a Wall Street, milioni di dollari per comperare un uovo. Il lavoro, passato dal servaggio della gleba alle rivendicazioni della dignità, non è più protagonista, è offeso, preso a calci, marginalizzato; ma non si esce dalla crisi se non si rimette il lavoro al centro della ribalta sociale... Mi ha molto colpito il padre di 6 figli che si è dato fuoco davanti al Quirinale: mi è parso voler dire, nel suo gesto tragico, che doveva illuminare la propria disperazione perché qualcuno lo ascoltasse.
Il mondo è in crisi. Le più penalizzate sono le giovani generazioni: che non hanno un passato, non hanno un presente e non hanno un futuro. Occorre riappropriarsi dei tre tempi del presente, come diceva sant'Agostino. La precarietà dal mercato del lavoro si riverbera sul mercato della vita. È finita la cultura del risparmio, del buon padre di famiglia, del salvadanaio. La lotta fino a ieri era il linguaggio dei diritti: oggi i lavoratori sono soli, debbono salire sui tetti, arrampicarsi sui tralicci, scendere nella pancia della terra. E di questo anche la sinistra ha le sue colpe, perché da troppo tempo è in vacanza. Ma il principale responsabile resta il berlusconismo, che ha impedito che i giovani fossero corde di violino tese tra il passato e il futuro.
Ci sono due modi di fare competizione: lo schiavismo oppure l'innovazione. Io, in Puglia, ho scelto la seconda strada, finanziando in modo mirato le biotecnologie, l'agricoltura d'avanguardia, il settore aerospaziale, quello del vino e quello dei mestieri antichi. Altri hanno deciso per la prima strada. Ma occorre guardarsi dagli incantatori di serpenti o dai serpenti incantatori [Marchionne, ndr]: occorre incrementare la filiera produttore-consumatore, il chilometro zero, le biciclette, i taxi collettivi, i mezzi pubblici e puntare sull'originalità...
La crisi è di democrazia, parte dall'ambiente: il patrimonio biologico italiano è stato distrutto, sventrato, ucciso. L'ecosistema è allo stremo, avanza la desertificazione, la biodiversità mutilata in maniera irreparabile. Dice il Genesi “Dio fece la terra e la diede ad Abramo perché la custodisse”. La destra invece l'ha violata: anche in occasione del terremoto a l'Aquila, veniva fuori il costruttore di Milano 2... La Tav in Valsusa è una piramide dei faraoni moderni e tangentari. Una democrazia non è piena se non è transgenerazionale, e invece, oggi d'estate la siccità, d'inverno le nuvole: che però non sono più roba da poeti ma da pompieri. Io amo le nuvole, amo 'Cosa sono le nuvole' di Pasolini: ma adesso le nuvole le annuncia la Protezione Civile. Ma le piogge non portano, ma rivelano i danni fatti dagli uomini...
La destra berlusconiana si occupava delle cose intime e tralasciava quelle collettive: ha affidato al mercato la vita pubblica e allo Stato quella privata: io proporrei il contrario. Auspico il ritorno di un sussulto di orgoglio rinascimentale verso la Chiesa... Abbiamo la classe dirigente più immoralista e clericale: di mattina, acquasantiera e Crocifisso, di notte il burlesque.
'Meritocrazia' è una parola bugiarda: inviterei Matteo Renzi a non usarla, apparteneva alla destra, alla Gelmini. La destra voleva instaurare la società della paura ed ha destrutturato l'istruzione, ma Monti sta peggiorando l'opera della Gelmini: la scuola è ferita a morte, specchio del Paese, sono inaccettabili ulteriori tagli quando occorre modernizzazione, alfabetizzazione digitale e operare sulle strutture; ma questo governo si è accanito sui precari e gli insegnanti, proponendo un aumento del loro orario di lavoro volto a dequalificarli come pelandroni.
Stanno uccidendo la cultura! I teatri! Pompei! Noi eravamo la patria di Cinecittà!
A Cinecittà ho gettato la spugna, stravolto. Mai sentite tante cazzate tutte insieme, alla fine, tornando alla mia Vespa, erano le 9 di una notte in cui i cristalli del gelo sociale si riverberavano fin nella schiena del mio essere transustanziale, mi girava la capa, come quando si sale troppo in quota, l'ossigeno diventa rarefatto e respiri il nulla senza paura e senza vergogna. Un merito, però, a Vendola, lo riconosco. Nel suo inafferrabile intervento, ha fatto dimenticare la tanto sbandierata identità sessuale. Era semplicemente un politico che recitava, e va detto che non gli difettava un certo carisma, col quale evidentemente seduce le anime semplici (gli arrivisti, e in teatro ce n'erano a mazzi, sono un altro discorso). Si capiva che dietro la mafchera fentimentale c'era un duro, una carogna, il che - facciamo a capirci - in politica è una virtù indispensabile.
Mi soffermo su questo aspetto del Nichi perché, viceversa, lui di solito è uno che specula senza scrupoli sulle proprie questioni private. Ci ha edificato sopra mezza carriera, a starci stretti, e lo stesso vizietto ha chi gli sta intorno. Il fidanzato di Vendola, di professione fidanzato di Vendola, sta facendo un uso piuttosto discutibile del suo ruolo, aiutato dal compagno, che, essendo un politico, nella retorica ci sguazza – e ci sguazza da par suo, meglio di tutti. Che decenza c'è nel concedere una intervista per dire che si è fidanzati di un politico? Per rivendicare il ruolo non ricordo bene se di first lady o first cosa? Non è patetico: è gratuito, è ambiguo. E che senso ha, poi, andare dall'Annunziata a dire che quell'intervista è stata un regalo inaspettato, commovente, eccetera? In qualsiasi altro caso, il tutto puzzerebbe di esibizionismo, di egocentrismo e di spregiudicatezza. Nel caso di specie non lo si può nemmeno pensare, perché i due sono bravissimi a cavalcare il vittimismo democratico. Ma l'intervista di cui sopra è stata fatta per rivendicare un posto al sole e insieme per tirare la volata al leader in competizione (che poi è quello che assicura il posto al sole). Una prassi detestabile in sé, che la foglia di fico dell'identità di genere rende inattaccabile. Ora, a me non interessa punto lo status sessuale di qualcuno: è l'ultima delle questioni di cui mi occupo. Piuttosto, da osservatore espongo quello che vedo e quello che vedo è un mercato piuttosto discutibile delle proprie condizioni. Sapendo che nessuno oserà criticarle. Mi spiace, non ci sto. Fossi gay, m'incazzerei a morte con chi pratica certi giochetti. Perché non è così che si difendono i diritti delle minoranze, perché quella omosessuale è una condizione costata sangue a milioni di persone e non me la puoi ridurre a una cazzo di autocandidatura a qualcosa, a una intervista (artatamente) fatua, a un cicaleggiare di potere. Non è questo il modo per difendere una identità collettiva. Così è svenderla, è solo un modo per fare lobby, per speculare su una sessualità a fini di potere. Non mi piace.

Commenti

  1. Ho fatto fatica anch'io ad arrivare alla fine del riassunto del suo discorso,posso immaginare te .
    Ma quante citazioni religiose ! Manco Casini e Formigoni.

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