L'avete provato |
VOTARE (E') UNA ILLUSIONE
E' un periodo di piccole,
meschine soddisfazioni. Postume, ma non meno gratificanti. Ai tempi
del Di Pietro ruggente, quello dei girotondini, quello sponsorizzato
dal solito Travaglio in cerca d'autore, andava di moda considerare
Tonino da Montenero come l'uomo della provvidenza contro Berlusconi.
Io lo vedevo alle varie convention, coi palloncini, le Di Pietro
girls, i bambini coi palloncini e la maglietta “I love Di Pietro”,
i guardaspalle da ergastolo e dicevo: dove sta la differenza? E ne
scrivevo tutta la mia perplessità guadagnandomi accuse di
berlusconiano. Adesso viene fuori che nell'Italia dei Valori, da
ergastolo non c'erano solo i gorilla. Ma la gente si sa come fa, ti
sfida a portare le prove, se le porti, perché la prova sei tu
stesso, sei quello che hai visto e sentito e conosciuto, allora ti
liquidano come un provocatore. Di Saviano non mi azzardo più a
parlare, non c'è gusto, è perfino andato oltre il pupazzo da fiera
o da festival che abbiamo detto per anni, guadagnandoci dalle mosche
da forum accuse di camorrista, pensa un po'. Gli accusatori erano,
sono gli stessi che nel frattempo hanno aperto gli occhi per subito
richiuderli sul prossimo imbonitore, che di solito viene indicato dal
solito Travaglio: adesso tocca a Grillo, che scemo com'è non durerà.
Dopo di lui magari, chissà, torna in auge Tonino o forse Bossi per
il quale Travaglio scriveva sotto pseudonimo articoli padani mentre
adesso gli verga contro i libri, bella impresa su un cadavere
deambulante. La gente ti accusa, ma non si prende mai mezza
responsabilità: semplicemente cambia faccia, sensazione, illusione.
“Prova”, come con i dentifrici. I costi di tutto questo
sciagurato provare non sono contabilizzati, il voto democratico è
una faccenda emozionale, di pancia, fanatica. Anche il sindaco De
Magistris, lanciato dall'immancabile Di Pietro, del quale andavo
argomentando tutta l'ambiguità, era considerato un martire, ci fu
chi mi chiese conto di tutto il mio “livore”, concludendo: mah,
io lo provo, speriamo bene. Speriamo bene? Ma no, lo provavano perché
De Magistris col tovagliolo arancione in testa era in odore di
leninismo democratico, un ossimoro, un'aporia anzi un'ipocrisia ma di
quelle rassicuranti, eccitanti. Lo si preferiva, lo si votava,
appunto per recuperare il marxismo, magari il sovversivismo imbecille
ma in qualche misura giustificato della gioventù. Un voto
proustiano, assai meno degno nell'età della ragione. Ma per molti
l'età della ragione non viene mai e adesso anche le illusioni su
questo sindaco populista ma inetto, allontanato da chiunque mantenga
una decenza istituzionale a Napoli, cadono come le foglie in autunno.
Intanto Napoli affonda nella sua violenza e nella sua monnezza peggio
di prima ma il sindaco fa i caroselli inneggiando al dittatore
democratico Chavez, eletto a vita con le buone o con le cattive, come
piacerebbe ai rottamatori, i vendicatori, i ripulitori, gli
innovatori, i democratici, gli irresponsabili italiani.
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