Panta rei? |
SIGNORI, SI CAMBIA!
Vorrei dare conto di una
importante mutazione nel costume nazionale: non ci si pente più, si
cambia. Cambiano tutti, Corona in tribunale, Lele Mora in galera, i
politici mangioni, i ragazzini che stuprano le compagne, tutto un
cambiamento, e si capisce: pentirsi, in fondo, è ammettere, per
quanto strumentalmente, una colpa; cambiare è evolversi, senza
niente da rimproverarsi. Cambiare, inoltre, è stemperare la
responsabilità, che ci volete fare, allora ero io ma non ero io, ero
una crisalide in attesa di cambiamento, non potete mettermi in croce,
tutto scorre, l'ha detto anche Eraclito ed eccomi qua: cambiato e
vestito di nuovo. Pure Jovanotti me lo disse, secoli fa: sei tu che
non hai capito niente, io cambio sempre e cambierò ancora. E anche
lui aveva i suoi crimini da superare, crimini discotecari, crimini
intellettuali. Signori, si cambia! Anche lo sciagurato, con occhi da
pazzo ma guai a notarlo, che a coltellate ha fatto fuori una ragazza
in Sicilia e quasi ucciso anche la sorella, stava già cambiando
mentre contava i fendenti. E allora che volete stare a condannarlo?
Lo si manda – proprio come Corona, o come lo spacciatore di crack
di Milano – a prendere il sole dal solito don Mazzi, il manager
dell'orrore, il ricettacolo dei laidi, e fatta la festa. Il
cambiamento, infine, ha questo di grandioso, che non ne scampa
nessuno; i presuntuosi possono pure rifiutare di pentirsi,
ritenendosi più perfetti del Padreterno, ma neanche loro possono
rifiutarsi di cambiare: negarlo sarebbe come ammettere di essere
monolitici, di non adeguarsi, di non crescere più. Il presuntuoso,
che non sbaglia mai, per definizione cambia sempre, benché
costantemente in meglio. Ma a cambiare dopo un peggio c'è più
libidine, si stupisce il mondo: voi credevate d'aver visto tutto, e
invece eccovi serviti: sono un altro, sono diverso, sono più di
prima. E sono ingiudicabile, perché giudicare uno che cambia è come
giudicare il vento, l'acqua, il fato, la vita stessa. Pure io sono
cambiato, rispetto a quando scrivevo l'attacco di questo pezzo. E
anche voi, naturalmente, da quando lo stavate leggendo. Speriamo non
ve ne siate pentiti, comunque.
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