In Iran è meglio |
GRILLATE ESTERE
“Da
decenni l'Occidente esporta democrazia nel Medio Oriente. Lo fa con i
bombardamenti, con l'occupazione militare, con presidi, basi,
portaerei. Lo fa sempre (chi lo può negare?) a fin di bene. E' per
una questione di civiltà. E' nel nostro DNA civilizzare il mondo,
dallo sterminio degli indiani d'America, al genocidio degli indios,
alla caccia grossa agli aborigeni d'Australia, alla colonizzazione
dell'Africa, oggi lasciata in eredità dagli Stati alle
multinazionali. Immensi bagni di sangue per affermare la superiorità
morale e religiosa degli europei, ma soprattutto quella
economica...”. Che noia, le grillate. Una tira l'altra, e c'è pure
chi ci crede. Ora, un passaggio come quello appena riportato di per
sé non è neanche populismo, è puro vuotismo, frasi altisonanti
come i barriti di un trombone. Perché è sì vero che l'Occidente –
e chi potrebbe negare la Storia? - ha colonizzato i paesi ad esso
esterni. Senonché, detta così non si scopre niente di nuovo e se
mai si fa una professione di ignoranza virtuosa: però solo per gli
ignoranti. Prendiamo il caso dell'Africa, anzi della “colonizzazione
dell'Africa”, eccetera, uno dei luoghi comuni buoni per tutte le
stagioni (e le elezioni). Vediamo un po'. Ad uscire dal blog di
Grillo per inoltrarsi in qualche fonte leggermente più rigorosa, si
scopre ad esempio che lo schiavismo non l'hanno inventato i bianchi.
“Il commercio degli schiavi africani,
la tratta dei negri, – scrive ad esempio lo storico e polemista
Robert Hughes ne La cultura del piagnisteo
– fu una invenzione musulmana, sviluppata dai mercanti arabi con
l'entusiastica collaborazione dei loro colleghi negri, e
istituzionalizzata con la più spietata brutalità secoli prima che
l'uomo bianco mettesse piede sul continente africano; continuò poi a
lungo dopo che nel Nordamerica il mercato degli schiavi era stato
finalmente soppresso (…). Nel XIII e nel XIV secolo esistevano
nell'impero del Mali grandi piantagioni a regime schiavistico, e
tutte le ancherie e le crudeltà inflitte agli schiavi negli Stati
Uniti del Sud prima della Guerra di Secessione – compreso
l'allevamento di bambini per la vendita, come bestiame – erano
praticate dai sovrani negri dei luoghi che ora gli afrocentristi
additano a esempio luminoso di alta civiltà, come Timbuctù e il
regno del Songhai. Ciò naturalmente crea qualche problema agli
afrocentristi, particolarmente a quelli che abbracciano gli ideli dei
black Muslims. Negli
scritti del Profeta non c'è niente che vieti la schiavitù: ecco
perché divenne un campo d'affari così largamente dominato dagli
arabi. Per neutralizzare questa scomoda verità occorre una grossa
bugia (...)”.
Grillo
la fa più facile di quello che è, ignora o omette i regimi,
certamente puntellati dall'Occidente ma non per questo meno autogeni
e autoctoni, e crudeli, di Mobutu in Zaire, già Congo belga, di
Menghistu in Etiopia, di Seku Turè, “il Caligola nero”, in
Guinea, e un po' dappertutto nel continente africano. Possiamo allora
dire che lo schiavismo, il tribalismo, i genocidi e le colonizzazioni
africane sono state, e restano un affare complesso, una ingiustizia
colossale, un abominio dalla radici remote, compiuto con il concorso
di tante forze, locali, occidentali e perché no orientali?
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