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POSSO FA' 'STA VITA?


... me scappa sempre la parolina!

POSSO FA' 'STA VITA?
Fermo blindata, militarizzata per accogliere degnamente i mercanti di legalità del Fatto Quotidiano che parlano, sai la novità, delle agende rosse e della trattativa cioè “dietro Portella della Ginestra c'era Berlusconi e io lo so”. Annunciati dallo striscione “Il Fatto non riceve alcun contributo pubblico”, però intanto lo chiede, fanno festa i cani bastonati del giornalino in crisi di copie con relativi fanatici che sciamano, facce da gente rancorosa, non molto sveglia e accuratamente stracciarola, come si conviene a un lettorato cui preme la democrazia qui ed ora, e a villa Vitali vigila la sbirraglia, come la intendono proprio quelli del Fatto con titolacci dalla Valsusa che paiono rubati ai poliziotteschi anni Settanta, e poi ci pensa Travaglio a fare l'editoriale cerchiobottista e paraculista, “quei pochi esagitati che turbano le proteste pacifiche”. E sa benissimo che il cosiddetto leader dei notav Perino, più casini fomenta e più ha speranza di entrare in Parlamento. Stessa cosa il redivivo Casarini ed altri rottami del sovversivismo in fregola di potere.
È ancora caldo il cadavere di Loris d'Ambrosio, il cui cuore non ha retto dopo il fango e la merda spalati proprio dal Fatto, chissà i brogliacci delle telefonate intercettate chi glieli ha passati, come, forse direttamente sotto l'ombrellone. Ma loro niente, fieri, tronfi, nemmeno sfiorati da un dubbio, la democrazia si difende così. A Villa Vitali, c'è da giurarci, nello sventolio coreografico, da cerimonia di apertura delle Olimpiadi, di cartoncini rossi che sarebbero le agende, nessuna verità e molto furore, molta indignazione vernacolare, “beh ma è 'na vergogna 'sto Verluscò, cuscì non ze po' ji avandi, signor presidende”, quella confortevole aria cospiratoria d'in sui veroni del paterno ostello, scortati dalle divise perché alla fine ha sempre ragione Carmelo Bene, in Italia la rivoluzione tutti vogliono farla, ma con i carabinieri. Nel segno della legalità, che sarebbe “se non la pensi come noi sei un ladro”.
Ma il Fatto ultimamente inanella un casino dopo l'altro, forse Travaglio dovrebbe smetterla di giocare a fare il ragazzino che voleva essere Simon le Bon o Elton John e si comporta di conseguenza da cronista, cronista pessimo, che stenografa, che pubblica le confidenze gossippare dei giudici amici di ombrellone e poi annega nella saliva per Grillo che è un caudillo al pesto.
Perché tanta scorta stasera nella catalettica Fermo, dove se due o tre ultras della Fermana calcio, che sta tra i dilettanti, tirano un mortaretto ne parlano i giornaletti locali per giorni e giorni come prova che anche loro, vivaddio, hanno il teppismo metropolitano? Perché i giornalisti del Fatto sono tesori di democrazia da tutelare, sono in pericolo, con loro c'è anche il Caselli, no, non il figlio che sul Fatto scrive, il padre che fa il giudice e a tempo perso scrive un po' dappertutto, anche su Micromega, che è sempre il Fatto però griffato Repubblica/Espresso. Capirai, chi può voler male a Caselli da queste parti? Siamo mica in Valsusa, qui i tre quattro noglobal di mammà, quelli che posticipano la rivoluzione per i campofiloni, girano tutti col Fatto quotidiano nello zaino, accanto alle bustine di fumo, made in Fermo si capisce perché qui non c'è posto per il finisterre. Ma senza sbirraglia una festa democratica e legalitaria non è coreografica, non è completa. E le vedo, povere divise scazzate mentre passo in Vespa, con l'aria di pensare “quando serviamo però ci volete subito” e da dentro la villa arrivano ancora a mezzanotte passata gli echi, i latrati degli indignatos pueriles. Accendo il computer e mi scrive una proprio del Fatto, la contessina prestata al giornalismo Beatrice Borromeo, quella che invita a trasmigrare ad Harvard se qui c'è crisi, quella che dal ponte dello yacht difende la democrazia dei precari e i cassintegrati. Scrive esattamente come appare, da ragazzetta petulante, non fosse la privilegiata che è mi farebbe tenerezza: “Tu mi giudichi senza conoscermi”. Come se non ci avesse abbondantemente intrattenuto in televisione dal maestro Santoro. Ma io sono un vero stronzo democratico e la tratto esattamente come ho trattato poco prima un povero edicolante semianalfabeta che, potesse, venderebbe solo il Fatto, la bibbia del pensiero debole, e allora lei conclude: “Buona vita in bianco e nero”. Sto per risponderle buona vita al verde a te, ma poi mi trattengo, perché sprecare una maledizione per tanto poco? Oltretutto alle pischelle targate Fiat la sventura non attacca mai, il Dio degli spread, degli eserciti e del salmo, “il Signore è il mio buon pastore, sull'elicottero non manco di nulla” è sempre dalla loro parte. Curioso però, le aspiranti giornaliste del Fatto con cui mi trovo male concludono sempre con la solita formula snob, “buona vita”. Fosse mai che non ce l'hanno loro, che si riducono all'una di notte a piagnucolare con uno dalla pessima vita come me?

Commenti

  1. Storia tristissima la morte di D'Ambrosio, uomo d'altri tempi capace di morire affogato dal disonore percepito..
    E ho letto l'editoriale di Travaglio al riguardo.. Come scrivi tu, Massimo, è tronfio, fiero, inscalfibile.. Desolazione, vanità e una cecità che spaventa..
    Marcello

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    1. E che, sospetto, lo sta fottendo. Siamo alla sindrome del bunker.

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  2. spero di farti "tenerezza " come la borromeo, se non altro quale donna e semianalfabeta, insomma,non passarmi un cazziatone se oso "pensare" che dubito fortemente della "connessione mortale" riguardo al caso D'Ambrosio. Il solo "percepire" può portare a tanto? il quotidiano sarebbe costellato di stragi. Tiziana

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    1. Essere donna non è un'attenuante nè un'aggravante, non c'entra niente, quindi non mi fai tenerezza. Per il resto, osi pensare in modo così confortevole perché, evidentemente, di gogne non serbi esperienza e quelle altrui non ti fanno effetto (il quotidiano è effettivamente costellati di stragi e non tutte si risolvono in un infarto).
      Provare, per credere.

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