Loris d'Ambrosio |
BRAVI
Per dritto o di straforo,
sto in questa merda chiamata informazione da ventidue anni: un pugile
fa in tempo a ritirarsi. Ho avuto le mie illusioni e le mie
disillusioni, ho conosciuto trascurabili minacce, ingaggiato inutili
battaglie, sperimentato irrisori successi. Ho attraversato tanti
ambienti. Ho sfiorato, nel piccolo, tutto e il suo contrario. Ho
avuto, sempre restando nelle retrovie, una vita più avventurosa di
quasi tutti quelli che conosco. Sono arrivato al punto di non
appassionarmi e non indignarmi più di niente; ho visto molto orrore,
molta meschinità, qualsiasi dolore. Ma questo gioco, o circo, o
fogna, arrivato a questo punto, non mi appartiene più. Io non
capisco più. Io credevo in tante cose, ingenuamente, e adesso arrivo
a domandarmi quanti errori ho commesso, quando ci credevo e andavo
giù duro come un treno. Io non so più: può darsi, può benissimo
darsi che la democrazia sia una faccenda di intercettazioni
ballerine, di sputtanamenti, di illazioni sbriciolate e sbandierate
ad uso e consumo di guardoni, maniaci, frustrati, lunatici. Può
darsi che sia tutto qui, che queste manfrine si chiamino trasparenza
e legalità: a me paiono barbarie. A me non torna, che un giudice si
metta a intercettare mezzo mondo e poi passi le telefonate all'amico
giornalista con cui va in vacanza e questo le metta sul giornale
esaltando l'amico magistrato con cui va in vacanza, e a cena, e in tournée, e il cerchio si chiude e tutti sono contenti, il
giornalista che passa per eroe, il giudice che passa per martire, il
pubblico che non ci capisce un cazzo ma esulta perché ha trovato uno
sfogo per le proprie frustrazioni, la tiratura che sale, la
candidatura politica che procede. Sì, può darsi che sia tutto qui,
che debba andare così. Poi però ci scappa il morto, e nessuno saprà
mai se meritava di morire, se è giustizia etica, divina o solo di
giornalisti e giudici troppo ambiziosi e disinvolti, che vogliono
ripulire come dicono loro un Paese, senza andar troppo per il sottile
(anzi). Bravi. Davvero bravi. E adesso? Chi sarà il prossimo? Forse
il tremolante, lacrimoso, senescente capo dello Stato, messo
adeguatamente al suo posto a colpi di intercettazioni, a schizzi di
merda nel ventilatore appena si è permesso di discutere il modus
operandi di certe procure e di certi giornali un po' troppo amici? Ci
sono poteri che in Italia non hanno alcun contropotere, nessun
controllo e in quei poteri agiscono soggetti che ormai
possono qualsiasi cosa e sono vanitosi e vendicativi, presuntuosi e esaltati,
ostentano una doppia morale, passano da un pulpito a un palco,
ringhiano e cantano, e scatenano campagne rabbiose con terribili
sinergie, io ti passo atti più o meno coperti, tu li pubblichi e un
altro morde la polvere e vediamo se hanno ancora il coraggio di
parlare. Sì, forse sarà questa la democrazia. Una strana, sporca cosa orchestrata da personaggi arroganti e però suscettibili. Ma io vorrei tanto
leggere certe intercettazioni tra qualche giornalista e qualche
giudice compagno di ombrellone, dopo il crepacuore del consigliere di
Napolitano. Così, per capire se festeggiano, se dicono avanti il
prossimo, se si compiacciono di star trascinando il circo all'inferno, se se ne lavano le mani, se si sentono strumenti del destino, o cos'altro ancora.
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