RICORDANDO LA FATICA
Questo è un discorso un po' come
viene, senza pretese di particolare coerenza o lucidità, più che
altro uno sfogo, rivolto a me stesso e, magari, a chi avrà la
pazienza di scorrerlo. Il fatto è che, in questi tempi di sfrenata
retorica antimafia, mi torna in mente la mia intevista al giudice
Antonino Caponnetto.
Perché è mia, maledizione, anche se col tempo ha finito per girare
dappertutto. Pentirsi di qualcosa è sempre patetico, ma ho un
rimpianto, averla data a chi non
meritava niente e invece ci si è fatto bello, grande, insieme a
parecchie altre cosette. Quando penso alla fatica. Tutta sotto la
neve me l'ero fatta quella strada, su una Ka che non stava in piedi (...) Ho scritto tanto, ho intervistato
tanti, e ora non ho più una certezza. Non mi pento, ma a volte
avverto imbarazzo per quel mio entusiasmo. Quando penso alla fatica,
all'assurdità di destinarla a giornali del tutto sbagliati, almeno
per me. Ero io quello fuori posto, e proponevo cose fuori posto (...)
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