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LA FOGLIA DI FICO DELLA SOCIETA' CIVILE


Non lo fo per piacer mio ma per dare un posto al PDio. Da raccomandata di piombo a raccomandataria,
dovunque vada sarà un cesso

LA FOGLIA DI FICO DELLA SOCIETA' CIVILE
C'è un aspetto rimasto adombrato, forse per pudore forse per ipocrisia, sulla farsetta degli illustri inesperti che Bersani vorrebbe spedire in Rai, gente come la raccomandata di piombo Benedetta Tobagi e l'ex pm Gherardo Colombo, tanto bravo e schivo come giudice quanto invasivo e francamente incomprensibile da privato cittadino. Ci ha pensato, interpellato da Lettera 43, il solito grande vecchio Giovanni Sartori a dire che il re era nudo, che questa gente non c'entra affatto con la televisione e che quelle loro sono candidature figlie della lottizzazione. Poi, come sempre succede, altre testate si sono accodate. Fin qui tutto bene, la politica è dappertutto e a rimpinguarla sono proprio quelli che ne ostentano distacco, gli illustri indipendenti dalla politica fino a migliore occasione, i quali non spuntano oggi e non sorprendono nessuno, anche se a volte inducono nella tentazione di rileggere con occhio più disincantato le loro vite precedenti. Per chiamarle come vanno chiamate, quelle loro sono raccomandazioni e la raccomandazione, in piccolo, è un po' come la corruzione, una faccenda che si compie in due: chi la offre e chi la accetta. Ad offrirla è stato il PD, è stato Bersani. Ma lui si è nascosto dietro il paravento della cosiddetta società civile, delle associazioni solidali che poi sarebbero il solito don Ciotti, onnipresente come il Padreterno, e un paio di “abbasso Berlusconi”. E qui casca l'asino. Se le associazioni della società civile fanno lobby, fanno raccomandazioni, che associazioni sono? Se la cosiddetta società civile finisce col rifluire nelle lottizzazioni, nei giochi della politica politicante, in cosa sarebbero diverse dalla politica medesima?
Infatti non lo sono affatto. Queste associazioni, laiche o gestite da preti-manager che siano, legate all'antimafia o all'antiregime, hanno una sola e identica ragione sociale: entrare nel business. Laddove la Rai è il business dei business, un coacervo di potere mediatico, politico ed economico. Se le candidature, sbagliate, imbarazzanti, di un ex giudice convinto di saper scrivere e di riflesso di capire tutto di Rai, e di una figlia di un cognome messa dappertutto ma che ancora deve dimostrare di saper fare qualcosa, dovessero andare in porto, di una simile ingiustizia dovranno farsi carico non solo il partito della situazione, ma anche chi gli ha fatto da foglia di fico.
A proposito: la ridondanza mediatica e professionale della raccomandata di piombo Benedetta Tobagi, è classista anche nel lutto: i parenti di vittime del terrorismo non sono tutti uguali, se si dovessero affidare 15 incarichi di prestigio a tutti quelli che hanno perso un padre o un marito, non basterebbe la Cina intera. Invece, al solito, pochi privilegiati prendono tutto. E per di più all'insegna della giustizia, della democrazia, della legalità. E della moralità.

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