IL
GORILLA DI MARASSI? E' PADRONE IN CASA SUA
Un
Paese normale, anche civile, al gorilla che allo stadio di Marassi
imponeva ai giocatori di togliersi la maglia riserverebbe il tipico
trattamento che la polizia sa fare, ma che purtroppo dedica agli
agnelli sacrificali come Stefano Cucchi. Dopodiché, se il gorilla,
che è molto grosso, sopravvive, buon per lui. Altrimenti lo
piangeremo. Ma non siamo un Paese, neppure anormale, e il gorilla il
pericolo più grosso che corre è di finire in televisione e
scrivere, o meglio firmare, un libro. Non prendiamoci in giro, su!
Quelli come Abete hanno rotto i coglioni e dai suddetti dovrebbero
togliersi o toglierli a scarpate. Lo sappiamo tutti che questi
cosiddetti ultras sono la cerniera tra i tanti lati oscuri del
pallone, sono i bravacci che s'incaricano del lavoro sporco, sono i
piccoli ma pericolosi mafiosi che scortano e insieme ricattano
presidenti e atleti. Non mancano mai, hanno i posti migliori,
viaggiano sui pullman e gli aerei con la squadra, bazzicano gli
spogliatoi e le discoteche coi giocatori, decidono i massacri negli
stadi, s'incaricano del terrorismo a prato basso che serve a mandare
messaggi. Più che conosciuti sono famosi, dire che sono stati tutti
identificati è indecente, più che temuti sono difesi, dalle stesse
società, da qualche occhio chiuso di troppo nelle istituzioni, dai partiti che li arruolano, da
una vasta area antagonista che va dall'estrema destra all'estrema
sinistra passando per i giornali sedicenti legalitari e volentieri
moralisti. “Non è violenza”, hanno ripetuto sulla televisione di
Stato gli intrattenitori della domenica Massimo Caputi e Victoria
(sic) Cabello, a proposito delle spedizioni ultrà fin negli
spogliatoi, dell'umiliazione a spogliarsi inflitta ai calciatori del
Genoa che perdevano malamente, anche la dignità. Non mancano gli artisti degni del Paese
che li merita, qualche testata ha scritto che il compagno Venditti,
il quale ha preferito non commentare, usava telefonare al ras del
tifo romanista Marione Corsi, già coinvolto in inchieste sul
terrorismo nero, a proposito di strani complotti massonici in casa
giallorossa.
I
farabutti, i violenti che possono tenere in ostaggio un intero stadio
non sono nati oggi, qualche anno fa riuscirono a fermare un derby
Roma-Lazio scendendo in campo a intimidire i giocatori, un po'
intimoriti un po' in confidenza. Pareva uno scazzo da bar sport fra
avventori abituali. Sconcerto, sdegno, ma alla fine nessuno pagò e
anche oggi il gorilla di Genova, morbosa, ambigua città dove il
nichilista Grillo è sostenuto dai neofascisti di Forza Nuova, non
rischia altro che di uscirne splendido.
tra l'altro sia i capoccioni della lega calcio, sia l'allegra società del genoa fc, sia i giornali liberi e antibavaglio hanno tutti elegantemente glissato sulla facilità con cui ultras e compagni si portano nello stadio fumogeni e petardi (e lo fanno sempre, testimone chi allo stadio ci va abitualmente). 3 volte ci sono stato io al ferraris, ecco cosa fanno: chi va nelle tribune e nella gradinata sud viene perquisito dalla banda dei ragazzotti che chiamano steward (ti tolgono la bottiglietta d'acqua, ti palpano e ti sondano, frugano nelle borse di donne e ragazze), in gradinata nord la gente entra e esce come vuole. sufficiente per dire, grazie, basta, non ne voglio più.
RispondiEliminavit
i giornali liberi e antibavaglio sono i primi complici di questo sconcio maltinto di estremismo politico. provare per credere.
Eliminanon ne dubito. in ambito sport c'è anche il caso morosini (e prima di lui bovolenta, e il miracolato cassano): trasformata in un capitolo del libro cuore, pura melassa, complice il passato tragico del calciatore. e tutti i giornali, tutti, fanno i finti fessi ignorando il perché ormai sta diventanto comune per gli sportivi professionisti restarci secchi.
RispondiEliminariportano quel che fa comodo loro.
vit