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Walter Tobagi |
ANNI
DI CAZZEGGIO
Vorrei
capire. Walter Tobagi era un giornalista in gamba, che sarebbe
cresciuto ancora, coraggioso, un rigorista che cadde a 33 anni per
mano di alcuni ragazzini vigliacchi, figli di borghesi che giocavano
a fare i rivoluzionari. Lasciò una moglie e due figli molto piccoli,
Luca e la minore Benedetta, che, una volta cresciuta, ha fatto, come
praticamente tutti i figli di vittime del terrorismo, un libro in cui
lo ricordava e lo rimpiangeva. Siccome in questo tempo liquido i
risarcimenti della società sono un po' strampalati e un po'
ipocriti, l'hanno subito fatta abile e arruolata nel meraviglioso
mondo dell'informazione, che oggi si chiama comunicazione ed è una
faccenda del tutto diversa (e un po' sconcia). La ragazza non è che
poi brillasse, a parte i continui “sei forte papà, mi manchi
papà”. Ma è figlia di un cognome, come moltissimi altri, e basta
quello. Non conta neppure se dalla parte del carnefice o della
vittima, il cognome è tutto e questi figlioli, tutti travasati nel
giornalismo, e, di sponda, nella politica, nella libera docenza, nel
glamour, si percepscono come un club e forse lo sono: il club dei
nati imparati. E adesso eccola, la povera, piccola, dolente,
onnipresente Benedetta Tobagi, al programmino lassativo di Geppi
Cucciari. A cazzeggiare, vestita da cazzeggio, a fianco a un cazzone
con occhiali cazzari. Che ci fa lì? Perché? Che senso ha? A questo
segno siamo dunque giunti? Sei una giornalista, la figlia di un
cognome o un'aspirante a qualche Isola di plastica? Vedo la figlia di
Tobagi cazzeggiare alla trasmissione di nostra signorina del bifidus
e non capisco, mi pare un po' indecente, mi pare tutta una presa per
il culo che, retrospettivamente, travolge anche il libro sulla
memoria di un padre molto più serio.
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