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OSMOSI

Laura Fortin, Osmosi

OSMOSI
Le vetrine della primavera
Di destino le trovi vestite
Del colore dei fiori di stoffa
Nelle sere apparentemente
Più lente, ma il tempo s'affretta
Nella folla che ignara si sfiora
Nell'aroma di mille profumi
Dolce medicina presa a stille
Cola da un'edicola e ti chiama
Come quando era ora di cena
Ma restavi avvolto nella sera,
Tutto era più caldo di quant'era
Nel fuori uso d'un distributore
Chiuso che di più non può potere
Nel mistero d'un commissariato
Dove agenti portano un bandito
E tu resti ad aspettare fuori
Tramortito dal vivere a caso
Scoppi di motori come cuori
Di ferro, già troppi nella guerra
Dei centimetri, ronzante alveare
Che circonda un esule curioso
D'ogni cosa, ché ogni cosa è sogno
Filo d'esistenza nel cemento
D'estranea tribù d'un solo sbando
Ruba amore senza forma, adora
Oltre siepi odor di ristoranti
Di gente che rientra nel tramonto
Di ginestre ferme in posa, ingenue
Da finestre aperte esce la vita
Con le crepe, con la tenue angoscia

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