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VERSO LA CHIESA


Questo racconto io lo scrissi un paio d'anni fa, ispirato non da un fatto di cronaca in particolare ma da una canzone di Umberto Tozzi, molto vecchia, molto triste e molto bella, “Luci ed ombre”, che mi commuoveva quando ero un ragazzino e che ancora oggi mi suscita lo stesso turbamento quando la sento. Volevo, insomma, lasciar uscire quel grumo che in tanti ascolti avevo accumulato. Allo stesso tempo, con qualche opportuna licenza narrativa, mi pareva un modo efficace per parlare di una ingiustizia che vediamo ogni giorno ripetersi: quella dei cosiddetti pirati della strada, che sterminano intere famiglie senza patire, di fatto, il minimo problema da uno Stato indifferente ed anzi comprensivo verso i loro crimini. Chi scrive lo sa: a volte la penna (o la tastiera) ti prende la mano, e, quando ti rileggi, pensi di essere andato troppo oltre. Salvo scoprire, un brutto giorno, che ti eri addirittura contenuto, poiché la realtà ti ha superato. Dedico questo mio racconto a Baldassarre Quinci, maresciallo dell'aeronautica, al quale un pirata della strada di 22 anni, Fabio Gulotta, l'anno scorso ha portato via l'intera famiglia, travolgendo con la sua Bmw lanciata a 120 all'ora nelle stradine di Campobello di Mazara la 600 su cui viaggiavano i piccoli Martina e Vito, di 12 e 10 anni, insieme alla madre, Lidia Mangiaracina, di 37 anni. Tutti morti. I bambini sul colpo, la mamma poche ore dopo. Il criminale non scontò neppure un'ora di arresto; non gli venne neppure sospesa la patente, e riprese immediatamente le sue scorribande come prima. Siamo alla vigilia dell'appello: per lui, il legale ha  annunciato che chiederà il patteggiamento con la sospensione della pena. Baldassarre Quinci non sarà in aula a constatare questo scempio postumo: qualche mese fa si è impiccato a una trave, stravolto dal dolore e dalla rabbia. Era stato a sua volta indagato dal giudice, che, incredibilmente, lo considerava corresponsabile del massacro della sua famiglia.

VERSO LA CHIESA
Accompagnatemi, vi prego, in questa passeggiata di fine settembre, mentre il sole accende foglie gialle sotto i nostri passi e si riposa, ormai stanco, sulla facciata di quella chiesa: quella, sì, proprio quella, è la meta dove sono diretto. Non è poi tanto lontana, ma lo è abbastanza per potervi raccontare la mia storia. Io non sono di queste parti: ci capitai al termine di un lungo giro nel quale avevo perduto me stesso. Vengo da altre regioni, la vita ha deciso di scaricarmi qui. Non è stato facile, perchè quando sono arrivato ero un uomo a terra: avevo perso tutto, per una serie di avventure che forse vi annoierebbero soltanto; quello che importa, è che io stesso non avevo più animo per ritrovare niente, per riconquistare alcunchè di quello che aveva riempito, in anni lontani, la mia vita. Per molto tempo ho vissuto come un'ombra, trasparente allo sguardo di chi m'incontrava. Una sera, al colmo della disperazione, uscii da un cinema nel quale mi ero rifugiato, col pretesto di una pellicola senza pretese, deciso a farla finita. Il futuro si era chiuso su di me, e la prospettiva di migliaia di giorni a venire tutti uguali, anzi di vivere lo stesso identico giorno, vuoto, spento, per migliaia di volte, non la sopportavo più. Quella solitudine mi svuotava.
Invece, proprio la mattina seguente – era una domenica – incontrai una ragazza. Un caso fortuito, lei aveva perso un piccolo involucro dalla borsa e la inseguii per renderglielo. Sembrò stupita del mio gesto. Era timida anche più di me. Cominciammo brevemente a parlarci, ma subito ci salutammo senza darci alcun appuntamento. Non ce n'era bisogno: la domenica seguente ci trovammo entrambi nello stesso luogo. Non fu difficile avviare una amicizia che poi sbocciò.
Furono altri anni difficili, al limite della disperazione, perchè nessuno dei due aveva prospettive fondate; entrambi ci arrangiavamo in mestieri di cui questa epoca sembra non avere più bisogno. O forse, chissà, dipende solo da chi li esercita. Comunque sia, in qualche modo ne venimmo a capo, e dopo una serie di estati trascorse a rimandare il futuro, riuscimmo a rimediare un luogo, modesto ma dignitoso, per avviare la convivenza che le nostre scarne risorse ci permettevano. Ci sposammo immediatamente, e per tutto l'anno seguente stringemmo la cinghia. Ma ci pesava poco, perchè la gioia di poterci finalmente tenere compagnia sotto lo stesso tetto superava qualsiasi sacrificio.
In primavera accarezzammo la follia di un bambino, anche se la situazione di nessuno dei due era pallidamente migliorata. Ci pensavamo, comunque. Una sera lei uscì sul fare del tramonto, per una piccola commissione di lavoro. Io ero rimasto in casa a dipingere, il mio mestiere, nella speranza di poter piazzare qualche tela. Sentii a un certo punto ululare una sirena, ma non ci feci caso. Feci male.
Mia moglie, travolta da un'auto pirata, era morta sul colpo. Nemmeno il tempo di salutarmi col pensiero. Suonarono alla porta due agenti in divisa e non si persero in preamboli. Io mi sentii cadere, la mente non riusciva a pensare a niente. Mi chiusi in un mutismo quasi totale, ogni parola da allora mi pesa come mi avessero strappato le corde vocali, e dopo tanti mesi la situazione non è affatto migliorata: non so come io riesca a raccontare tutto questo a voi.
Persi completamente ogni volontà, compresa quella di vendicarmi, di chiedere giustizia o di polemizzare sui giornali. Il cosiddetto pirata era un ragazzotto al volante di un'auto troppo potente, trovato con in corpo una quantità spaventosa di alcool e non mancavano neppure altre sostanze. Venne denunciato per omicidio colposo, ma per quel che ne so, il suo processo non è mai arrivato. Non ancora, almeno. Dopo l'incidente era fuggito e fu questo, probabilmente, a condannare mia moglie, e me con lei: se quel giovane si fosse fermato, se solo avesse almeno chiamato un soccorso, lei avrebbe potuto scampare l'emorragia che la uccise. Oggi saremmo ancora felici. Fuggì, invece, anche se lo rintracciarono quasi subito. Si dichiarò pentito e chiese il mio perdono. Io non risposi – ero troppo disperato per accorgermi di qualsiasi cosa. Questo mi valse alcune accuse di mancanza di pietà, la madre del pirata scrisse una lettera aperta per dichiarare che non meritavo alcuna comprensione dopo il mio vergognoso silenzio. Vennero ad offrirmi un posto pubblico, una carriera politica, sia da una parte che dall'altra. Non ascoltai nessuno, ero annientato dal dolore in una casetta fattasi di colpo sconfinata e gelida. Allora non si fecero mai più vedere e si rivolsero al pirata: pare che verrà candidato alle prossime elezioni. Lui ha seguito un corso di riabilitazione, durato 4 settimane, in una comunità gestita da un prete, dove ha imparato, dice, a pregare e a realizzare oggettini di ceramica. Il prete è venuto anche da me, dice che devo capire, devo smetterla col mio atteggiamento sdegnoso verso un ragazzo che è stato più sfortunato di me e che ha qualità che io dovrei fare lo sforzo di scoprire. Disse anche che non debbo commettere il peccato di superbia di non volermi rassegnare, perchè non posso sapere quali fossero i progetti in serbo per noi.
Ma io so che Dio non può avere il progetto di spegnere una felicità umile. Mia moglie era la persona più cara del mondo, rendeva incantevole anche una semplice passeggiata nel viale o una focaccia cotta in casa perchè non c'erano soldi per il ristorante. Noi due, da soli, eravamo il mondo intero. Quello era il nostro progetto, e se il prete non lo capisce, allora è solo uno che ha sbagliato mestiere.
L'omicida è andato diverse volte in televisione, ha anche scritto un libro, l'ho visto nelle vetrine, “Salvare non punire” credo che si chiami, o qualcosa di simile. Sostiene che se lo avessero messo in prigione si sarebbe perso, invece oggi è un uomo diverso. Lo hanno premiato e lui ha dichiarato che sarebbe anche disposto ad incontrarmi. Ma non mi ha mai cercato. Eppure lo vedo spesso sfrecciare davanti alla mia finestra, tutti sanno che conduce esattamente la stessa vita di prima e i suoi ammiratori si sono moltiplicati. Anzi, è ancora più sfrenato perchè ha compreso che nessun potere può fermarlo. Il padre è uno molto in vista, ha relazioni con tutti, politica, chiesa, forze dell'ordine, informazione, magistratura. In un posto piccolo come questo, alla fine, tutti restano legati dalla stessa rete d'interessi che si rafforza a vicenda e li protegge.
Una notte l'omicida di mia moglie stava per ripetersi: l'incidente è mancato davvero per un soffio. La vittima scampata è scesa dalla sua auto, terrorizzata e furente. “Sta' attento – lo ha ammonito il nostro pirata – perchè io so come si fa ad uccidere”. Dalla sua auto, un bolide fiammante, si è levata la risata volgare di una donna giovane e vistosa, una di quelle che ballano nelle discoteche. La raccontano, non so se sia vera. Ma a me non importa più, ormai. Non m'importa più di niente, proprio come prima di conoscere la mia ragazza. Non riesco più a dipingere, il pennello si è fatto di marmo. Ho ricevuto il preavviso di sfratto, perchè da mesi non riesco più a pagare l'affitto. Ma, del resto, avevo già deciso di andarmene perchè io in questa casetta non posso più dormire, passo ogni notte con gli occhi sbarrati ad inseguire ogni momento speso con lei. Ho chiesto aiuto al sacerdote che ha soccorso il mio pirata. Mi ha detto che devo avere fede, che le risposte sono dentro di me. Io non ho mai fatto del male a nessuno, il mio curriculum di uomo mite non può interessare chi si dedica alla redenzione, questo lo capisco. Ho anche ricevuto diverse lettere di militanti di congregazioni religiose che mi incoraggiano spiegandomi che c'è sempre una ragione per ogni cosa, e se mi è capitato quello che mi è capitato, senza dubbio me l'ero meritato per qualche peccato molto grave, anche se io non me ne rendevo conto. Loro, comunque, non mi giudicano e pregano per la mia espiazione.
Forse hanno ragione, forse l'avranno tra poco. Ecco, cari amici, siamo arrivati. Non avrei voluto rattristarvi con la mia piccola storia, c'è di peggio al mondo, lo so. Ma volevo parlarne con qualcuno: non l'avevo mai fatto, e cominciavo a dubitare che fosse vera. Se vi ho recato pena, o, peggio ancora, disappunto, ve ne chiedo perdono. Adesso vi lascio, io salgo fin su, in cima al campanile e l'ultima preghiera la dirò lasciandomi cadere.

Commenti

  1. superba parabola del ns tempo...


    ma morti diverse è uscito ?

    Davide

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    Risposte
    1. No. E' in fila. Adesso esce Misteri Dolorosi. Ma entro l'anno anche Morti Diverse sarà disponibile.

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