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L'INETTO

L'INETTO
Il successo dell'invertebrato si direbbe già compromesso: gli ineffabili “osservatori”, cioè i demiurghi delle Borse, ritengono che non riuscirà a fare niente, a parte le distruzioni che ha già provocato e per le quali l'America, travestita da agenzia, ha mostrato al mondo di considerarlo poco meno che irrilevante. Le liberalizzazioni, come volevasi dimostrare, si traducono in farsa, perché in Italia non solo non le vuole nessuno (lo dimostra l'insistenza sospetta con cui vengono invocate), ma non si ha neppure una vaga idea di cosa davvero siano. Non sappiamo concepirle se non come rendite di posizione. E Monti, che vuole salire al Colle, non può indisporre i partiti che campano proprio sulle mille ingessature sociali e culturali che poi si traducono nella solita linfa tossica: raccomandazioni, clientelismi, mafie. Per cui le liberalizzazioni si risolvono in pannicelli caldi, qualche licenza in più (ma anche no), qualche suppostina senza ricetta (eventualmente), qualche ora in più di apertura (forse, vedremo), le frequenze televisive che sono una bega tra soliti, ma nessun reale ampliamento della scelta e della concorrenza, il gioco lo tiene sempre il banco ma i cittadini vengono illusi di poter scegliere un po' più di prima, di risparmiare qualcosa come la trovata della scatola nera per le macchine, “a carico delle compagnie assicurative” che poi si rifondono sul cliente e ci guadagano pure.
Il governo dei tecnici è compromesso con la politica fino al collo, conflitti d'interesse compresi, e fa gli stessi giochi delle tre carte, le liberalizzazioni di cartone stanno bene ai partiti perché non spostano niente. Il governo “che non guarda in faccia a nessuno” si è arreso ai taxisti, ai camionisti siciliani, alla Cgil con l'articolo 18 e di fatto la concorrenza più che crescere si è ridotta, l'inutile salasso ha costretto molte piccole aziende o botteghe a chiudere e farne aprire ai giovani di nuove "a costo zero", in queste condizioni, ha il sapore di una beffa atroce. La sensazione è che più queste manovre si riveleranno esiziali e più verranno reiterate, in un perseverare presuntuoso e scriteriato. Monti in veste di statista è improponibile, cosa che a livello internazionale gli viene gentilmente ricordata ad ogni occasione. Euroentusiasta, psicologicamente dipendente dalla Merkel, dopo l'umiliazione patita dal panzer tedesco ha cercato un patetico sostegno dall'eurofobico Cameron, uno che l'euro lo vede, non a torto, come la lebbra. Ci facevano inorridire le figuracce di Berlusconi davanti al mondo, ma chi lo ha sostituito è anche più ridicolo, un superprofessore che, ad un passo dal baratro recessivo, ci ha spinto dentro il Paese. Politicamente Monti è inconsistente, un velleitario come può esserlo un burocrate, uno che non conosce e non capisce il Paese che pretende di guidare: basta andare in giro in qualsiasi città o villaggio italiano per constatare uno sbraco, un menefreghismo spalmato che testimonia di una situazione irreversibile, gli italiani l'unica liberalizzazione che capiscono è: faccio quello che voglio, se blindato dalla legge tantomeglio, altrimenti delinquo.
E non sarà certo lo Stato fiscale di Polizia a metterli in riga. Specie se il governo predica bene ma razzola condonando lo scempio dei manifesti elettorali abusivi: una multa irrisoria di mille euro a partito, che neanche pagheranno. Primo firmatario della trovata, subito recepita dai “tecnici”, il PD, partito di ricchi, di comici e parolai che difendono Monti con modi da far impallidire il servilismo berlusconiano. Ci sono poi quelli che soffiano sul fuoco, con argomenti a corto raggio, di corta intelligenza, come “il Fatto, solo il Fatto” quotidiano, il quale per compiacere un lettorato di livello infimo dice che continuando così le cose si va alla guerra civile. Forse ci sperano, ma gli italiani la guerra civile amano inscenarla ma mai farla sul serio. Aumenterà la delinquenza balorda, questo sì. Cresceranno i focolai ludico-sovversivi, che non spaventano affatto il potere perché lasciano le cose come stanno quando non le rafforzano. Se gli italiani volessero davvero terremotare il sistema, avrebbero a disposizione pochi ma risolutivi strumenti rigorosamente non violenti. Primo, la disobbedienza fiscale. Che non sta nell'evadere ma nel ribellarsi in massa, passivamente ma senza deflettere, a procedimenti e provvedimenti fuori dalla Costituzione (quali quelli messi in atto da Monti). Secondo, obiezione elettorale. Due elezioni a vuoto, di fila, senza eccezioni per il mio o il tuo politico di riferimento, e il cesto di mele marce, di progressisti da ancient regime, di antimafiosi a libro paga della mafia, di castigamatti con appartamento regalato nel centro del centro, di secessionisti inchiavardati alle poltrone tricolori, di liberisti blindati e sovvenzionati dallo Stato, di faccette nere e chiappette d'oro, di supercattolici che mettono incinte le segretarie o si chiavano le schiavette e poi le fanno abortire, di altissime coscienze col senso dello stato e della pedofilia, deve svuotarsi per forza. Terzo, obiezione civile. Non fare spallucce davanti ai mille comportamenti fetidi per strada, sui treni, al cinema, in fila, negli uffici pubblici, dovunque, ma contestarli, litigarli, combatterli. Tutto questo equivale, in sostanza, a fare gli italiani un po' meno tali. Ma nel Paese degli Schettino è impossibile. Perché richiede una leale azione collettiva, di mutuo aiuto e controllo e la dignità di servire il Paese anziché servirsene. Proprio quello che gli italiani non sanno, non possono, non vogliono fare anche perché se li privi del dolce piacere di compiangersi, è finita.
E così si sfogano con le crociere dei poveri, tra esaltazioni e demonizzazioni, scendendo in piazza coi fischietti, tirando biglie ai vetri blindati di una recessione conclamata o semplicemente piagnucolando, benché fotticchiando sempre meno. 

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Commenti

  1. Dal piazzista puttaniere di Arcore all'inetto accademico...dove sono i condottieri di un tempo ?
    solo una guerra può rigenerare l'italica stirpe e solo un grande comandante ci potrà guidare...io sono pronto a combattere, oggi come un tempo, e a morire....ma dove sei Napoleone ?

    David Victor Godillot, dal quartier generale del 6eme Regiment d'Infanterie Legere, Peschiera del Garda, 1799

    http://www.youtube.com/watch?v=0MA29IvRIgs

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    Risposte
    1. Concordo dalla prima all'ultima riga. Compresa la domanda di Massimo: combattare per chi? Qualcuno, un altro "presdestinato" o padre della patria? E' per noi stessi che dobbiamo combattere, cambiando il nostro cervello e il modo di pensare, comportarsi, informarsi. Altro che i Santori. E le tre ricette di Massimo bastano e avanzano.

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    2. grazie, ma purtroppo sono ricette sprecate...

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  2. combattere, combattere, combattere

    http://youtu.be/0MA29IvRIgs
    http://youtu.be/7aHFs3UIEPE

    Davide Nardi

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