LA SOLITUDINE DEI NUMERI ULTIMI
C'è una tristezza sovietica in quella foto sfocata di Bersani davanti a un tavolino, chino, un bicchierone di birra dritto come un menhir, mentre cerca ispirazione per il discorso da leggere all'assemblea nazionale. Un leader di cose da dire dovrebbe averne fin troppe. Invece traspare la fatica di mettere insieme quattro concetti, qualcosa di straziante, un Peppone senza entusiasmo e soprattutto senza un don Camillo che, dopo, gli corregga la brutta. C'è tutto il ritardo di un partito in quel segretario troppo segretario, che pare uscito da una cupissima serigrafia del realismo socialista. Come se vent'anni fossero passati invano. Siamo ancora non al 1991, ma alla mistica del 1921, grondante fiducioso squallore. Un raggelante senso di sconforto, di isolamento, di fatica nel mettere insieme la cornice del tutto e il suo contrario in un universo di niente. Questo scatto, “Segretario in birreria”, è l'oscurita del sole di Grosz, il sole dell'avvenire dietro le spalle. L'omino stempiato, assorto, contrariato, da comunismo emiliano depurato dell'allegria, sembra borbottare, “Non ce la faccio, non ce la faccio”. Mai immagine fu più icastica di un partito, e di un leader.
C'è una tristezza sovietica in quella foto sfocata di Bersani davanti a un tavolino, chino, un bicchierone di birra dritto come un menhir, mentre cerca ispirazione per il discorso da leggere all'assemblea nazionale. Un leader di cose da dire dovrebbe averne fin troppe. Invece traspare la fatica di mettere insieme quattro concetti, qualcosa di straziante, un Peppone senza entusiasmo e soprattutto senza un don Camillo che, dopo, gli corregga la brutta. C'è tutto il ritardo di un partito in quel segretario troppo segretario, che pare uscito da una cupissima serigrafia del realismo socialista. Come se vent'anni fossero passati invano. Siamo ancora non al 1991, ma alla mistica del 1921, grondante fiducioso squallore. Un raggelante senso di sconforto, di isolamento, di fatica nel mettere insieme la cornice del tutto e il suo contrario in un universo di niente. Questo scatto, “Segretario in birreria”, è l'oscurita del sole di Grosz, il sole dell'avvenire dietro le spalle. L'omino stempiato, assorto, contrariato, da comunismo emiliano depurato dell'allegria, sembra borbottare, “Non ce la faccio, non ce la faccio”. Mai immagine fu più icastica di un partito, e di un leader.
Ho quasi compassione per Bersani, non lo so perchè, ma è così....il Sol dell'Avvenire ha significato tanto storicamente, in termini di lotte dei lavoratori e di conquiste da parte della classe operaia, di diritti ottenuti con il coltello tra i denti, di rivendicazioni sacrosante, di opposizioni nei confronti di soprusi e ingiustizie...non si poteva lasciare il capitalismo spadroneggiare senza limiti sulla vita delle persone....il socialismo non è nato per caso e ha significato molto per l'avanzamento della vera civiltà del lavoro, pure tra luci e ombre...ora vedere in quella foto il segretario del partito erede della storia e della tradizione politica del Sol dell'Avvenire mi ha fatto pensare che il sole per un bel po' non lo vedremo più...
RispondiEliminaDavide Nardi, Milano
Purtroppo, il Sol dell'Avvenire non ha mai rispettato le sue premesse: dove è sorto davvero, la classe operaia è stata annientata. Ma quella era tragedia, questa è operetta: Bersani è solo l'ultimo di una serie imbarazzante di segretari.
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