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IL CERCHIO MAGICO


IL CERCHIO MAGICO
Comunque la sia voglia vedere, è istruttiva, perché paradigmatica, la vicenda del comandante fellone, Francesco Schettino, che ha mollato al suo destino la sua nave da crociera dopo averla mandata a picco provocando terrore, sconcerto, decine di morti, un danno da un miliardo di euro (pare) e un disastro ambientale inestimabile. Se ci si concentra sulla dinamica, si noterà che è inconfondibile, ruota attorno al cerchio magico dell'indignazione secondo le seguenti fasi.
Succede un disastro. Si cerca il responsabile, lo si trova, l'indignazione monta, si scatena una grandinata mediatica, breve ma intensa, con ramificazioni per tutta la rete. Il responsabile diventa un cialtrone, una merda da schiacciare, lo specchio dell'Italia peggiore, tutti se ne vergognano, tutti lo additano come simbolo, e magari causa, dei guasti nazionali. Il miserabile viene adornato, come un nefasto albero di Natale, dei peggiori vizi dell'animo umano, nessuno escluso: superficiale, irresponsabile, ladro, puttaniere, drogato, vanesio, incapace, bugiardo, evasore. Piove sul bagnato: la registrazione, non si sa come finita ai media, di una telefonata grottesca, un superiore della Guardia Costiera che minaccia, “Io le faccio passare l'anima dei guai, torni sulla nave cazzo!”, e il comandante senza dignità che piagnucola, “Ma c'è buio”. I più esaltati propongono il comandante inflessibile, ma forse un po' distratto fino alla tragedia, a capo dei partiti, del governo, della Repubblica, anche se ha semplicemente applicato il regolamento in presenza di 4000 persone che rischiavano di affogare. Nel Paese senza più pensieri, parole ed esempi fioriscono magliette. Passa 'a nuttata. Qualcuno comincia a sollevare timidi dubbi, pallide riserve, rigurgiti perdonisti. È l'inizio della slavina opposta. Il fellone diventa in rapida successione una vittima delle circostanze, una vittima tout court, un martire, un perseguitato, i paesani dicono: siamo tutti con lui, i parenti rincarano: lui è un esempio per tutti, il parroco grida allo scandalo, alla persecuzione dell'agnello sacrificale, il paese appende striscioni, “Comandante non mollare”. Un vile che ha sulla coscienza venti o trenta morti e potevano essere migliaia. I giornali fiutano l'aria e voltano pagina, chi loda il gip che lo ha rispedito a casa, chi offre licenza di sproloquio agli ultras del fellone, sempre più eroe, alla fine tutti concludono: se la vedrà la magistratura. Per dire che la magistratura farà come al solito, un processo estenuante, una raffica di perizie, controperizie, superperizie nell'atteso lavacro generale. Alla fine chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto, i morti giacciono, i vivi si danno pace e vanno in crociera, il reprobo diventa uno di noi, uno sfortunato, uno punito dalla sorte, che ha forse sbagliato ma è stato punito troppo severamente (lui). L'indignazione è diventata comprensione, identificazione, il cerchio magico si è chiuso.
Schettino comincia il giro dei talk show, delle interviste a pagamento, diventa opinionista, gli danno una rubrica di marineria, la pena, se c'è, è virtuale e virtualmente scontata. Qualcuno lo candida. Magari insieme all'ex nemico che gli urlava “Le faccio passare un guaio”. Si sono riappacificati e sbarcano in Parlamento per guidare insieme il Paese. 

Commenti

  1. Siamo e saremo sempre un paese "anormale", il paese tanto stigmatizzato da gente come Bocca e Montanelli...detto ciò, chi a Sorrento difende il comandante in nome di una solidarietà fondata sull'essere compaesani si merita una scossa di terremoto del 9°grado della scala Richter della durata di 10 minuti...io vedo la foto della bimba di 5 anni dispersa e penso che solo un plotone d'esecuzione potrà rendere giustizia
    fossi io il padre di quella bimba Schettino avrebbe una vita molto breve, io non credo alla giustizia italiana, meglio quella biblica, ossia la legge del taglione

    Davide, Milano

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    1. Curioso, però, come da questa storia criminale stiano alla larga in tanti, presidenti del Consiglio e della Repubblica in testa. Ci sono almeno trenta vittime che sembrano morti di nessuno.

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  2. E' la sobrietà che suggerisce i giusti comportamenti.

    Francesco, Roma

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    1. Stiamo imparando che a volte sobrietà è solo grettezza.

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  3. E per condire il tutto ci mancava solo la donna del mistero.
    Emanuele

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    1. Quale mistero, era una comunissima fregata, una concubina da cambusa.

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    2. Certo, ma i giornali e la televisione non si sono fatti sfuggire l'occasione per creare una notizia che non c'è.

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    3. La fanciulla in plancia col comandante nella pancia.

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