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RIFLESSIONI (BRUTTE) SU UNA SCOMPARSA


RIFLESSIONI (BRUTTE) SU UNA SCOMPARSA

Fermo restando che il povero ragazzo sparito a Pescara – è una opinione personale – ormai è bell'e andato, e lo ritroveranno, se e quando lo ritroveranno, sul fondo del mare o di qualche fiume, mi corre l'impulso di aggiungere un paio di pensieri sgradevoli su quello che si vede in questi giorni. Anzitutto, i cari paesani di Moresco, di Petritoli – i centri del Fermano ai quali lo scomparso era legato – fanno schifo nella loro smania esibizionistica. Cartelli, appelli, interviste del tutto gratuite, gli ex compagni di scuola che sbracciano per una comparsata e poi si aggiungono alle ricerche degli investigatori, e per far che? Puro teatro, sono degli insopportabili rompicoglioni in fregola che finiscono per creare problemi e intralci a chi è incaricato delle indagini. Ammesso che qualcuno non finisca addirittura per depistare o rimestare nel torbido. La sensazione collegata è appunto che ci sia sotto qualcosa, e che più di qualcuno taccia, se non menta addirittura. Troppo inspiegabile, troppo misteriosa la sparizione (denunciata dopo due sole ore, il che ha dello stravagante o della premunizione), e si fatica a credere davvero che tutti caschino dalle nuvole, che nessuno abbia un'idea di cosa possa essere successo ad un ragazzo, questo lo so da fonti prossime, sempre gentile con tutti, quello che si dice una bravissima persona, dolce, affettiva, che il giorno della festa della donna portava fiori alle compagne. Ma questo conta fino a un certo punto, e in definitiva, anziché confortare, sconcerta. E infatti, l'ipotesi che ha preso piede, quella di una amnesia, suona talmente improbabile da suonare come una presa in giro. E, se è una presa in giro, se non hanno saputo inventare di meglio, vuol dire che, sotto, può starci di peggio.
Tra l'altro, non si capisce proprio perché i giornali scandaglino le terre d'origine anziché la città, Pescara, da cui il giovane sembra essersi vaporizzato. Ultima cosa. A me neanche quel padre convince, comunque non mi piace. È chiaro che non gli butto addosso nessuna croce. Semplicemente mi irrita uno che sta tutto il giorno a mandare appelli retorici e demenziali (“pregate con noi”), che replica con tutta evidenza formule mandate a memoria, che suscita una sensazione di costruito, come di un ruolo da rispettare. Se poi sia farina del suo sacco o sia imbeccato da qualche eminenza catodica, è difficile dire. Sta in mezzo a una tragedia, ma non mi basta per rendermelo simpatico.

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