PRONTO, BUONGIORNO E' LA SVEGLIA
Le schegge della sinistra
vanno in ordine sparso perché, sostengono, la casa madre ha perso di
vista i valori ideologici, che poi sarebbero correggere le disuguaglianze.
Ecco, questo è il peccato capitale della sinistra, che invece lo
stravolge in merito. Ormai "uguaglianza" è diventata una
missione divina e imprescindibile, perfino ossessiva: anche da destra ormai non si parla d'altro. Tutto deve
essere corretto, ovunque c'è qualcosa da rivendicare dallo Stato. Ma
uno Stato non può (e non deve) avere quale obiettivo primario, se
non esclusivo, il livellamento, l'uguaglianza, la parità di tutto.
Altrimenti lo Stato ammazza il Paese. Non ha senso una società in
cui tutti e ciascuno vengono continuamente ricondotti nei ranghi, non
è possibile una comunità dove nessuno si distingue da nessuno. Se
un posto così esiste, e in decenni passati esisteva quasi in mezzo
mondo, e oggi sopravvive in Corea del Nord, è un inferno in terra
dove non vale la pena vivere. La politica deve lasciarli liberi, i
cittadini. Al limite può correggere, qua e là, le storture più
macroscopiche. Può soccorrere le sacche di indigenza più
drammatica. Ma il prezzo non può essere quello di equalizzare
l'imprevedibilità. Uno Stato non può concentrarsi sull'uguaglianza
non solo perché questa ha molti prezzi e tutti impossibili da
pagare, ma anche perché sarebbe profondamente ingiusto: dove
l'obiettivo primario è imporre l'uguaglianza, si perdono tutti gli
altri e non ci sarà più libertà. Di intraprendere, di osare, di
scegliere. Di vivere.
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