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MA CHE PALLE QUESTI MOSTRI


Se il mitico gender è questo, se tutte le sue problematiche e problemi sono questi, ci scuserete se ne prescinderemo. Se tutto alla fine si risolve nella app per conoscere altri gender nelle vicinanze con cui fare sesso, nelle festicciole dai languori luridi, nelle pretese esistenziali di Prato e Foffo, i rapporti trafficati, i coltelli per unire “piacere e dolore”, le zollette di zucchero col sangue e sperma, auguri per voi, ma anche affari vostri e dei vostri parchi giochi per bambini viziati e viziosi. Se lo “stile di vita” come diceva Marco Prato, che però voleva essere chiamato Marc perché si sentiva la reincarnazione di Dalida, è questo, godetevelo, che dirvi, però non rompete i coglioni con pretesti i più vari. Se tutto si riduce alla pretesa narcisistica della promiscuità maledetta, abbiate pazienza, ma c'è gente che nella vita ha altro da fare, ha da sopravvivere con urgenze molto più terra terra, che a volte contemplano perfino, inaudito, un sostegno da dare al prossimo. Non sempre solo inesorabilmente la pretesa di essere al centro del mondo in quel desiderio infantile di stare al centro del mondo, un mondo possibilmente laido. Tutti così? Certo che no. Così anche gli etero? Certo che sì, ma il solito relativismo assoluto di salvataggio non è una giustificazione seria, qui si parla di contesti, che nessuno può realisticamente negare o non vedere dato che sono sostanza, più che sfondo, di certe storiacce al limite dell'incredibile. Basta avere una moderata esperienza di vita per saperlo, negarli, rimuoverli in ragione delle proprie convinzioni ideologiche non è accettabile. Il gender in quanto tale a noi interessa poco, interessa l'esasperazione e l'esaltazione che se ne fa a fronte di una sostanza di vita avvilente, disperante. Ci interessa anche, se non vi dispiace, se non vi sembra troppo etico, che non venga usato come scriminante, allo stesso modo degli stati alterati indotti da droghe che dovrebbero aggravare la situazione e invece nella percezione complice di molti commentatori, dei soliti avvocati e magari di qualche giudice, diventano, assurdamente, una specie di passepartout, di salvacondotto per il cannibalismo. Stiamo dicendo che quest'orgia di orgie, questo pansessualismo gender o non gender, questi ragazzini la cui genialità problematica non si risolve nella scoperta di galassie o codici cifrati o invenzioni per l'umanità o opere immortali, ma semplicemente nel cambiare parrucca prima di squartare amichetti o professoresse tardone, ci ha francamente stufato e ancor più ci ha stufato il continuo berciare per “rivendicarlo”. Rivendicare cosa? Lo stile di vita, come si scriveva addosso il Marc Dalida, come se al mondo non esistesse che quello, non esistesse che lui con i suoi vizi costosi e la sua famiglia naturalmente oppressiva ma che garantiva i due, tremila euro da bruciare in cocaina alla settimana, le sue ossessioni per le cantanti morte, tutta fuffa che nasconde solo il gran paraculismo di chi capisce che vivere da laido e dannato è molto meglio che campare con la dignità dei poveri cristi o per lo meno di chi si sceglie una carretta da tirare. Gender o non gender, l'Italia pare diventata una landa immonda dove non si capisce se si scopa a caso per ammazzare o si ammazza a caso per scopare. I due Foffo e Marc che scannano l'amico marchettaro come loro e poi ne abusano a cadavere caldo; il travesta Defilippi che getta le sue vittime ancora agonizzanti nel pozzo; la madre erinni Veronica Panariello che tortura il piccolo Loris e ugualmente lo getta in un canale di scolo, e poi vengono fuori le sue scopate col nonno. Il presunto aguzzino di Yara, il muratore Bossetti, che forse è innocente ma del quale le morbosità pedofile non sono in discussione (lasciamo stare la moglie e il resto della famiglia). La cosiddetta coppia acida di Milano che era un vortice di follia depravata. Anche i nostri satanisti all'amatriciana fanno largo uso di cimiteri e di rituali per trombarsi qualche ragazzino suggestionabile, fino a che non ci scappa il morto. Sempre 'sto sesso, condito da droghe, in tutte le sue declinazioni demenziali e fetenti, che noia però, che ossessiva rottura di palle. Non c'è crimine mostruoso che non lo covi all'interno, come un presupposto, un virus inesorabile. Noioso, prima ancora che orribile. Stancante, perché mai un refolo di normalità, di banale solidarietà, mai un gesto che non sia introflesso, egolatrico, imploso. Ci sono solo io, ci siamo solo noi con le nostre porche manie e pretese e lacrime ancora più luride e voglia poi di scamparla. Per ricominciare. Ci sono i nostri degni genitori che parlano di noi, noi, noi, di quanto siamo bravi, del nostro quoziente intellettivo, della nostra difficile sensibilità, fa niente se abbiamo squartato e abusato uno a caso per vedere l'effetto che fa, sempre loro figli siamo, sempre noi siamo. Mai una volta che ci sia un loro, un l'altro, l'altro va bene giusto come vittima sacrificale, capriccio insanguinato per imporre la mia disperata assolutezza. Ovvero, terra terra, per diventare dei morti di fama televisivi, unico orizzonte possibile, raggiunto il quale ci si può eventualmente arruolare nelle milizie fanatiche di Adinolfi.

Commenti

  1. ...It's just that demon life has got me in its sway... ;)

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