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MA CHE COLPA ABBIAMO NOI


Un rapido giro su internet e per i giornali on line conferma l'inevitabile: dopo l'atroce fotografia del bambino morto in riva al mare, tutti a battersi il petto, ad assumersi – una frase, un clic e poi si cambia argomento -  la propria parte di responsabilità. Beh, non è giusto, anzi è clamorosamente sbagliato. Noi, gente comune, che fatichiamo a tirare la vita, non abbiamo nessuna colpa di questo orrore. Al limite, possiamo vergognarci delle nostre futilità a confronto di simili tragedie, potremmo ripensare, per esempio, al significato da dare alle parole “genocidio”, “deportazione” in bocca ad insegnanti che non accettano di venire trasferiti. Invece, certi scrupoli non sfiorano nessuno. Ma su certe ondate di disperazione, non siamo noi a decidere, non ne abbiamo davvero alcun potere neppure residuo, mentre di una cosa sono sicuro, che chiunque avesse visto quel piccolino agonizzante si sarebbe precipitato in suo soccorso, seguendo un istinto di umanità. È fin troppo facile scambiare la disperazione per rimorso, è quasi inevitabile, ma questo ricatto che qualcuno ha deciso per tutti, non va subìto: si può provare dolore e disperazione anche senza sentirsi parte in causa, e la faccenda del risvegliare le coscienze non ha senso, è una trappola meschina: a chi impone una immagine simile non importa tanto della piccola vittima quanto di vendere il proprio prodotto, preoccupato che altri facciano altrettanto, e preme cavarne una speculazione politica, rinfrescare il solito odio antioccidentale da divano, trascurando che questi sventurati fuggono per venire proprio in occidente. Non cadete in queste insidie, amici, e limitatevi a considerare che il mondo è sì tutto un incubo, ma non di ogni incubo siamo responsabili. Non è vero che “a volte bisogna guardare”: sappiamo benissimo quello che succede anche senza vedere; a questo punto, ci facessero assistere anche al disfacimento di un malato terminale, all'incaprettamento di una vittima di mafia, alla fine di chi viene bruciato o divorato vivo. E infatti è proprio quello che succede, in una infame escalation del voyeurismo macabro. E quando infine si è visto tutto, quando si è fatta overdose di orrore fino ad assuefarsi, a chi giova? A chi punta il dito, si capisce. Ma è un prezzo troppo alto e davvero troppo ingiusto da pagare. C'è un detto chi piange per tutti i mali, resta senza lacrime. Cioè finisce cinico, esattamente come qualcuno lo vorrebbe a forza di indurgli assurdi sensi di colpa. Certe anime falsamente partecipi, dovrebbero inoltre raccontare la messa intera, per esempio che quel piccolino stava fuggendo, insieme alla sua famiglia, dalle atrocità dell'Isis: altro che colpe nostre. E in verità molto di questo orrore diffuso, date per scontate le responsabilità politiche dell'Europa burocratica, si deve proprio ai fanatici fondamentalisti che alimentano terrore e sbando di umanità in mezzo mondo. Questo però, quelli che hanno dita da puntare, non lo precisano mai. Lasciano perdere, l'unica cosa che gli importa è che “l'occidente” ci stia male, si batta il petto, anche se è fatto di poveri cristi confusi, che fanno quello che possono, e che non c'entrano niente con queste atrocità. 

Commenti

  1. infatti,è quello che ho pensato anch'io.
    in quella foto ho visto mia figlia ma io non sono responsabile di quella morte.
    ho pensato che lo fosse di più chi l'ha trascinato in quella folle avventura,ma scappavano da qualcosa di terribile , per cui forse ,e dico forse, poteva valer la pena rischiare.
    ne valeva la pena ?

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