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PRONTO SOCCORSO


Che senso ha che il Corriere principale giornale italiano, come prestigio, come storia, si scomodi a dedicare una pagina intera a un molestatore seriale, il professore di Saluzzo che seduceva le allieve? Il senso della corruzione pubblicitaria che sta dietro i giornali e la grandissima parte degli articoli, piaccia o non piaccia a chi li legge. Questo professore, ritenendosi un gran fico, deve rinfrescarsi l'immagine e per prima cosa ha indossato la maglietta con citazione dantesca ma allusivamente laida, “Amor che move il sole e l'altre stelle”, come a dire che ci si potrebbe sempre riprovare, per seconda cosa avrà assoldato un agente, manager, lo si chiami come si vuole, comunque qualcuno specializzato nel trasformare le nefandezze in punti di forza. Arriva la inviata senza domande, comprensiva al limite della complicità e fa la sua intervista senza domande, senza malizia, dalla quale un criminale sessuale esce come un eroe omerico: sentite che arroganza: “Ho pagato e ora sono un uomo libero, mi sono ripreso la mia dignità. Non devo più niente a nessuno”. Come se qualche settimana in galera riscattasse un predatore seriale. Ma questo la giornalista non glielo fa notare anzi gli chiede se non si senta offeso per essere stato messo alla gogna. Certo non è da tutti noleggiare un quotidiano nazionale, europeo come fosse un taxi, si vede che il professore di Saluzzo ha trovato le leve giuste, le maniglie giuste, magari anche partitiche. Un po' di autocritica al selz, molto autocompiacimento fin dalle pose, il manager o agenzia che paga gli spazi, compra la pagina, la cronista spedita a finalizzare l'operazione, a fare il servizio in funzione robotica, da professionista che non si pone problemi, cui non spettano rimorsi, che non si fa scrupoli a varcare la soglia del grottesco. È una marketta sull'immoralità, tutti ci guadagnano, ma è solo il principio; da questa discenderanno, auspicabilmente, le ospitate nei programmi-cassonetto del pomeriggio, nelle discariche dei talk serali, una rubrichetta a carattere morale su qualche rivista essendo il professore di liceo uno che ha studiato, e poi il futuro va ad orizzonte aperto: naufrago da reality, giudice di talent, quello che si vuole. E infine, chi lo sa, una candidatura. Il professore è stato rimosso dall'insegnamento, deve pur trovarsi da vivere.
Sì, lo sappiamo che a chi legge tutto questo potrà suonare provocatorio, esagerato al limite del livoroso, come oggi usa dire. Ma gli esempi non mancano, anzi si conclamano, la gente può leggere, dire del cronista pessimista “ma questo qui è un fanatico, un delirante” e poi, dopo qualche mese, venirgli a chiedere scusa, “Non avrei mai pensato che potessi avere ragione”. Ma non è questione di avere ragione, è questione di vedere la realtà in atto e trarne le logicissime, inevitabili conseguenze; anche di conoscere un po' i meccanismi del mestiere, le ragioni del mercato pubblicitario che prescindono totalmente dalla decenza, anzi la rifuggono, la tengono in sospetto e in dispetto. È molto semplice: c'è un insegnante che si scopava le ragazzine, che d'altronde ci stavano, mercanteggiando le promozioni; è stato processato, ha ricevuto una pena esigua per non dire irrisoria, ha perfino detto che l'esperienza gli è servita, che lo ha cambiato: gli ingredienti richiesti dall'editoria scandalistica che ha cannibalizzato l'informazione ci sono tutti. Nessuno si chiede se l'esperienza sia servita anche alle studentesse perché nessuno vuole rischiare di scoprire che la domanda è irrilevante in quanto non l'hanno vissuta neppure come tale, che non sono cambiate perché erano già cambiate per conto loro. Il matrimonio virtuoso tra domanda e offerta, tra aspettativa dell'opinione borghese che si giustifica nell'altrui squallore e risposta adeguata dell'informazione pubblicitaria. Poi, si capisce, a rimuovere la spinosa questione del pedagogo che abusava del suo potere per turpi fini, c'è sempre la retorica sulle giovani risorse da tutelare, sul corpo delle donne e contro abusi in esso perpetrati. Ma spalmata su altri casi, su scenari meno boccacceschi e più truci, magari su qualche femminicidio che per i giornali a tutela della democrazia è un pronto soccorso sicuro.

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