Che Letta – il quale
ieri, fraintendendo, ha “dato il benvenuto in Europa alla Lettonia
– abbia condiviso pienamente il discorso di Napolitano, non
stupisce: il Presidente non ha detto niente, e nel niente Letta si
muove come un pesce nella sua acqua. Non stupisce neppure che il Capo
dello Stato sia stato seguito da più gente dell'anno scorso, alla
faccia del boicottaggio: l'alternativa, cioè Grillo, era una farsa
agghiacciante ma non seria, e poi quest'anno il popolo era come non
mai a corto di soldi, quindi restava in casa. Io pure l'ho sentito,
Napolitano, ma così, perché, mentre cenavo, mi era rimasto il
telecomando sull'uno, e poi mi aspettavo qualcosa di dirompente, del
tipo: care italiane, cari italiani, sono ancora qui alla salute di
quelle facce di culo di Grillo e Travaglio. Invece niente, la solita
moquette di muffa. Ma il vero problema è un altro, anzi sta a monte:
e cioè nelle letterine da libro Cuore lette dal Presidente con voce
spezzata (dalla raucedine, più che dalla commozione). Io spero di
non incorrere nel reato di vilipendio se dico che, di quelle lettere,
sospetto fortemente la taroccaggine: non perché non siano state
scritte, anzi, gli italiani sono notoriamente un popolo di grafomani.
No, io sono scettico non sulla loro scrittura: ma sulla loro lettura.
Gli italiani, infatti, non sanno affatto scrivere una lettera, come
Paolo Villaggio ci insegnava già 40 anni fa: se si azzardano,
finiscono dritti in manicomio, e se pure arrivano a spedirla, mettono
insieme una densità di cento strafalcioni per centimetro quadrato di
foglio. Oggi, poi, fanno prima con la sciatteria delle email o,
peggio ancora, di un messaggino su what's up. Per cui io, sempre
tenendo presente la riserva penale di cui sopra, mi permetto di
dubitare che quelle lettere fossero davvero veraci: ma chi è che
scrive (al Capo dello Stato, per di più) “Io credo ancora
nell'Italia ma l'Italia crede in me?”. Roba che avrebbe fatto
inorridire il pur languoroso De Amicis. Anzi, avrebbe nausato il
prof. Marcellini di Giorgio Bracardi, quello delle memorie
risorgimentali.
Suvvia, questa sa proprio
di trovata da spin doctor, sia chiaro nella totale buona fede del
povero Napolitano, il quale avrà letto ciò che astuti comunicatori
gli avevano cucinato per l'occasione. Ma il problema non sta qui:
sta, come si diceva, a monte, ossia, ancora una volta, negl'italiani.
I quali sono compulsivamente servili e passano la vita a “rivolgersi
rispettosamente” a qualsiasi istituzione si mettano in testa di
intercettare (e qui la memoria torna al povero Troisi insieme a
Benigni in “Non ci resta che piangere”), naturalmente per
mendicare un posto, una sistemazione per i figli, un'elemosina, una
scorciatoia, insomma per passare avanti ad altri italiani (impegnati
a scrivere anche loro a qualsiasi potente possibile), consapevoli
che, senza sfoggiare melodrammaticamente la propria condizione di
sudditi, non arriveranno a niente, stritolati da uno Stato
impermeabile alla loro condizione, ma al quale comunque non
rinunciano a rivolgersi. Ebbene, dopo lo show di fine d'anno di
Napolitano, che succederà? Succederà che l'afflusso di lettere al
Quirinale subirà un incremento mastodontico, tale da intasare le
Poste (le quali saranno probabilmente le uniche a giovarsi di questa
trovata, e forse non è un caso che il governino Letta abbia appena
dato il via libera all'aumento delle relative tariffe). Si aggiunga
l'identica sciagurata attitudine di papa Francesco, il quale non solo
esorta a spedire lettere, ma addirittura telefona a tutto spiano, a
chiunque gli mandi due righe (perfino Scalfari). Non mi stupirei, anzi, se Napolitano proprio da Bergoglio avesse copiato e incollato l'ideona. Questi Reggenti, si corrono tutti un po' dietro.
Due Capi di Stato,
identica spericolatezza: più leggono missive ricevute e più incoraggiano a
scriverne, sembrano Raffaella Carrà, manca solo il barattolo dei
fagioli. Poi diranno che sono il solito pessimista, anzi nichilista, anzi disfattista, ma io nel 2014 mi aspetto una valanga di scriventi nella speranza di
venire letti all'Angelus o nel Messaggio alle Camere, e non mi sento
per niente tranquillo: già in Italia si lavora poco, questo potrebbe
essere davvero il colpo di grazia ad una produttività già al
lumicino. Da gente che veleggia tra gli 80 e i 90 anni, uno
s'aspetterebbe un minimo di saggezza, prudenza e coscienza in più.
Un amico ,mio ospite,voleva seguire il discorso di Napolitano,
RispondiEliminaStavo per accontentarlo quando la radioweb che stavamo ascoltando ha cominciato a mandare vecchie canzoni di Rod The Mod.
E a quel punto,cosa puoi più fare?
Non c'era partita
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