Alla fine di tutta questa
storia, l'unica cosa che resta da dire è la più semplice e anche la
più amara: io non ero un uomo libero. Forse non ero neanche un uomo.
So cosa vuol dire ritrovarsi sul lastrico, completamente rovinato, lo
so da quando avevo 18 anni e da allora non ho mai smesso di convivere
con l'incubo. Dentro l'incubo. Anche gli altri lo sanno, se ne
accorgono presto e allora scatta la trappola, il ricatto è tutto lì.
Impari tardi che quando ti dicono “prendere o lasciare”, è ora
di lasciare; quando ti senti dire “Non ti azzardare”, è il
momento di osare. Ma, prima di arrivarci, devi perdere tutto. Proprio
tutto. Fino all'ultima pelle della rassegnazione. Solo allora
conquisti te stesso. Oppure devi nascere libero, come uno zingaro,
come un uccello o come un delinquente. Ma sono pochi quelli che
riescono a nascere così. Non mi permetto di parlare oltre la mia
esperienza, ma sospetto di non essere il solo che ha preferito un
miraggio straccione al nulla. Ed è andata la vita. Io ci mettevo il
coraggio che restava, ma la paura era più forte.
Si è in molti a preferire il "miraggio straccione", per tanti e diversi personali motivi (o bisogni). Se siamo in grado di motivarli con serenità, possiamo continuare a guardarci allo specchio e metterci in discussione. Questo, poi, male non fa.
RispondiEliminaNonostante tutto ti è rimasta la passione e la dignità. Un uomo non deve perdere mai la dignità! Ci sono tanti modi per cambiare la rotta...
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