Io sono un autoritratto a
china
Adagiato sul mare dalla
luna
Scivola e scioglie la
vita che ha avuta
E sul foglio la macchia
si squaglia
Poi la carta si macera in
acqua
Si disperde in spuma di
lacrime
Quindi affonda nel
vortice candido
D'una lieve giostra
traditrice
Ma i pensieri sono sempre
pronti
Infilano viali di
cicatrici
Nel cervello, il castello
fatato
Sulla rupe dove mi
rinchiudo
Lambito dagli spruzzi
delle onde
Disperato m'affaccio sul
superfluo
Uno sguardo di cristallo
in pezzi
Come pioggia lascio che
flagelli
L'orizzonte che non può
cambiare
Ora azzurro, ora nera
fonte
D'insperate sinestesie
stese
Su abbandoni arresi nello
sbando
Piango di rubini mentre
tengo
Un arcobaleno tra le mani
O il veleno di un altro
domani
Tra coltri di noia
stritolato
Isola di dolore senza
amore
Alla pace io non ho
diritto
E la brace brucia nel mio
petto
Facile fuggire
dappertutto
Ma un bel viaggio non è
stato mai
Messaggero del nulla
senza età
Ostaggio della fissità
d'un rebus
Che nessuno risolvere
potrà
Dissolvenze indissolubil
Senza un'ombra s'agitano in me
In gitane danze di
silenzi
E riempio il vuoto di
pensieri
Sempre pronti, aporie
eleganti
E tremende per umane
menti
Io signore d'un maniero
tetro
Mi bevo da solo, mi
dissanguo
Finchè la pozzanghera
d'inchiostro
Che copre la lingua non
si muove
Cola, bava scura, dalla
bocca
Goccia a goccia, mi
uccide e rivivo
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