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LA PUNTINA SULLA VITA


Perché prima le canzoni suonavano di più? Perché entravano nel cuore e nella vita e non se ne andavano più, trasformandosi in virus di sogni, in stupende endemiche malattie? Perché le canzoni cambiavano le cose, quelli che eravamo e la luce intorno a noi? Era solo perché non c'erano i computer? Perché andarsele a comperare era una conquista, una piccola avventura? Perché le aspettavamo un anno intero? Perché poi erano loro a prendersi tutto lo spazio? Perché si stendevano sulle nostre primavere, sulle estati interminabili che passavano subito, e ogni canzone era un calendario? Tutto solo perché eravamo ragazzi? Perché allora le canzoni erano tutte diverse e invece oggi sono tutte identiche, senza personalità, senza ardore né ambizione di vivere, nascono a scadenza, per essere consumate, buttate nell'oceano digitale senza lasciare niente? Forse prima erano canzoni vere, costruite per essere ricordate, cantate, adottate e oggi sono algoritmi, come le nostre menti? Perché, lo dico sottovoce, chi quelle canzoni le cantava si prendeva un po' più di felicità e un po' meno sul serio, non era arrivato a credere di salvare l'umanità con l'ugola? Perché era più facile per tutti, chi cantava e chi ascoltava, un volo? Perché i miei eroi che quelle canzoni le partorivano, sono arrivato a conoscerli, perfino a creare canzoni con qualcuno, ma quella primavera di suoni in me non entra più? È l'incoscienza che manca? È il senso del domani ad essere sparito? Oppure siamo noi a non trovarci più, a non sapere inventare nuovi sogni, ad essere passato di noi stessi, come quelle canzoni dentro di noi, che andiamo a cercare ancora, indifferenti a tutto quello che ci raggiunge adesso? Perché una radio non è più come prima, e una canzone alla radio non ha lo stesso sapore? Perché un juke-box non ha più quel vago odore di volgare, di osceno, come dice Simenon, ma solo di reperto? Forse perché a forza di gettoni l'abbiamo reso parte di noi, entrandoci dentro, trasformando quello spicciolo esistenzialismo in consuetudine? Perché odio i programmi che campano su quello che non c'è, è andato via, agitano fantasmi che mi fanno male? Perché mi rifugio nelle vecchie canzoni, adesso che ho quasi 50 anni, che li vedo spuntare dietro la curva, e riciclo sogni usati, riesumo gioia consunta? Solo perché ho paura, perché sono disperato, svuotato di nuova vita? Perché l'unica vera vita si è fermata là, solco troppo profondo di un disco che fa saltare la puntina e la musica si ripete e si spezza, si ripete e si spezza, si ripete e si spezza...?

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