Non credere non venga
un'altra notte
Mi troverai qui,
costretto nel fango
Di spettri che chissà
dove piangono
Neve del mio tempo mi
raggiungono
Non crederci se vuoi ma
sto nel chiostro
Sempre aperto, calamo
d'inchiostro
Che non macchia o stinge
ma s'accende
Vola ovunque, forse ti
raggiunge
Sorsi di stelle disciolte
nell'aria
Bevo e a volte mi ubriaco
di gioia
Istantanee di vita
raccolgo
E di morte che il calamo
ricama
E non mi chiedo più se
ci sia un senso
E non la chiudo più la
diga immensa
Della mia commozione a
buon mercato
Io so solo che non ho mai
saputo
Cantare una canzone,
disegnare
Col bicchiere un cerchio
e che a rimorchio
Del voler di nessuno
volli andare
E ora sono solo con
milioni
Di parole come girasoli
Cercano dirotte direzioni
Da incrociare sotto un
cielo in pigiama
Ma il calamo non vuole
riposare
Non può, non è capace,
ha ancora voce
Da gettare in un deserto
di valli
Volanti coperte verdi e
gialle
Sospese nel vento, che le
guardi
E ti senti sparare nel
silenzio
Quanta strada il calamo,
un ronzio
Di pensieri, di cose
accadute
E case cadute in fondo ai
fossi
Di problemi e di sogni
sconvolti,
Momenti sublimi mai
successi
Figli di una mente che si
taglia
A ogni rasoiata della
vita
E il cuore secerne succo
rosso
Mare mosso, colore del
calamo
Però se tra lenzuola di
parole
Schiaffi e battimani di
buffoni
Suoni persi, non c'è
verso di aversi
Cosa c'è di diverso dal
tacere?
Prigioniero mi rifugio
ancora
Nell'angoscia senza una
ragione
Grosso pesce io sento
l'arpione
Che nessuno oserà mai
vedere
E non essere mai riuscito
a crescere
E' l'amaro riscontro di
un bilancio
Che tra dentro e fuori
cambia faccia
Che più scrivo e più è
di carta straccia
Non pensare ch'io sia qui
per niente
Perché niente di meglio
ho da fare
E' che nient'altro essere
poss'io
Che vetro opaco che il
calamo graffia
Mentre un'altra notte
nuova soffia
Io m'affaccio alla
finestra e piove
Oltre il chiostro chiamano le ombre
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