Non
c'è distinzione né tregua, continua la falcidie di artigiani,
pensionati, industriali di tutte le taglie, qualcosa che strazia in
sé e fa orrore da una prospettiva distaccata, esterna: un Paese dove
la gente non trova altra soluzione che eliminarsi. Tutti degni di
uguale pietà, certo, ma i suicidi degli imprenditori in particolare
mettono in crisi un certo populismo marxista imbecille e bugiardo.
Quello del “signor padrone” delle canzoncine proletarie di
Giovanna Marini, insensibile, carogna, da ammazzare. Naturalmente di
“padroni” schifosi ce ne sono, questo chi lo contesta? Ma che il
monopolio della scoperta, e della terapia, ce l'abbia la vulgata
anticapitalista fa ridere, non sta in piedi. Qui è pieno di
disgraziati che si fanno fuori per la vergogna e la pena di non poter
più provvedere alle famiglie, tante o poche, che da loro dipendono.
Gente che ci ha messo una vita a tirar su una fabbrica, un opificio,
un'attività e in pochi anni una serie di sciagurate opzioni di
incapaci politici e finanziari li ha messi in ginocchio. E allora la
soluzione è chiudere se stessi insieme all'azienda e un biglietto:
perdonatemi, non ce l'ho fatta. Due, tre, quattro al giorno, i
giornali ormai non li contano più e se la sbrigano con un trafiletto
in cronaca. Ultimo, per il momento, il mobiliere Fermo Santarossa di
Pordenone: avrebbe dovuto lasciare a casa 100 operai, ha preferito
affogarsi. Il signor padrone, che non era come quello della
canzoncina della Marini, ci ha pensato da solo ad ammazzarsi. È un
dramma anche in senso sociale: gente capace, forte, coraggiosa,
sparisce in una falcidie di suicidi e non lascia eredi. Gente che
conserva un senso della dignità, dell'impegno, e per la quale
azienda non è solo un modo per arricchirsi ma per provvedere alla
vita degli altri. Con buona pace del qualunquismo rivoluzionario. Non
dei santi, forse non gli industriali-santi alla Adriano Olivetti,
nemmeno dei fini intellettuali ma persone alle quali piace creare,
lavorare, vivere da liberi, padroni sì ma di se stessi, che una
tensione sociale ce l'hanno senza lazzaronate alla Grillo anche
perché non ne avrebbero il tempo, e che si vergognano di colpe che
magari non hanno. Persone che tutte insieme, nel loro egoismo feroce
e generoso, avevano saputo fare dell'Italia un Paese diverso, ma che
da troppi anni sono indotte a lasciare, in modo sempre più tragico.
In Parlamento decidono, tra mille ricatti, come in una partita di
poker colossale e misera, se sia più meritevole di salire al Colle
Prodi di Monti, Marini o Amato, tutti falliti che, sarà banale dirlo
ma è vero, non hanno mai lavorato sul serio e non sanno come mandare
avanti un'azienza ma sanno benissimo come ucciderne a migliaia.
quando i crucconi-culoni avranno il controllo di tutte le nostre aziende tecnologiche, i franzosi quelle del lusso ed i cin cin , da buoni arricchiti avidi di godimenti , quelle volluttuarie come il vino o le spiagge , allora sì che rimpiangeremo anche il peggiore dei nostri autocnoni "padroni".
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