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NEL SEGNO DELL'IMMUTABILITA'

Non lo trovate anche lui come un po' incerato?
Al netto di tutto quello che si può e si vuol dire su Berlusconi, una domanda: se non ci fosse stato il suddetto Berlusconi, che è un duce, che è un mafioso, che mette le bombe, che fa le stragi fin da Portella della Ginestra (1946), che ci ha spento il sole, che ci fa vivere nel terrore, ecc. ecc., avrebbe avuto una ragion d'essere la lezioncina da scuola media di Benigni? Perché parliamoci chiaramente, tutta 'sta benignata costituzionale è una sconfinata allusione, paradossalmente coperta dalle battute, sul Berlusconi sempre sul punto di fottersela, la nostra impareggiabile legge delle leggi: foglie di fico su un fico grande come un ingaggio, non proprio a prezzi popolari. E su! Ora, il popolo democratico sarà anche andato a dormire catartizzato, ma il feticismo da Magna Charta, ancora e ancora, come antidoto al regime, ancora, dopo 20 anni che ci sentiamo la solfa in tutte le salse, le allusioni, gli ammiccamenti, comincia un po' a spappolare. O no? Santo cielo, io se sento la locuzione “la più bella del mondo”, vorrei continuare a sognare una fanciulla: non un codice, magari rilegato in marocchino. Va bene, l'abbiamo capito, la mejo Costituzione ce l'abbiamo noi, guai a chi la tocca, gli italiani sono un popolo di aspiranti o eterni liceali. Però, nel segno dell'immutabilità, Benigni, da Berlinguer a Bersani, fa sempre la stessa cosa: piglia in braccio e incassa (e un po' ne Presta). Ma uno che fa sempre la stessa cosa, che rende sempre tutto uguale, ha finito di essere un artista. Diventa un maestrino pedante e pesante.

Commenti

  1. l'unica cosa positiva dell'anno di monti è stato il silenzio di questi nostri artisti da strapazzo. ora purtroppo sono tornati alla ribalta con la satira, la libertà di informazione, contro il regime eccetera eccetera...
    vit.

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