Gennaio 2013 |
Leggere, in anteprima,
alcuni brani del nuovo ebook di Massimo Del Papa su Renato Zero procura
sempre un eccesso, un trabocco direi: di passioni, innanzi tutto, perché
Massimo è uomo di sensi e di senso. Si può non condividere il suo
pensiero ma non rimanerne indifferenti. Le sue provocazioni, nel magma
d'una scrittura ricca senza risultare mai ridondante, risultano perciò
sempre salutari. Massimo ha focalizzato l'attenzione sull'ultimo Zero
stilando pagine di rara efficacia, ne ha snudato i punti deboli,
peraltro ormai evidentissimi tranne che agli adoratori di professione.
Si capisce che l'avrebbe desiderato Cioran. Vorrebbe esserlo lui stesso
ma... di mezzo c'è l'amore, qualcosa che lo rende a tratti persino un
po' languido, cosa che lui per primo aborrirebbe. Indulgere alla
nostalgia lo infastidisce tanto quanto dover operare paragoni col
passato, eppure non può sottrarvisi di fronte a un "presente" di "un
signore nerovestito che invita, fra l'altro nel momento meno adatto, a
'Sorridere sempre'". Quel sorriso spiazza Massimo, ne smorza
l'umoralità, insomma lo delude perché carico di verità anziché di dubbi:
da "ingenuo profanatore" a "inflessibile Abate", Renato è vagliato da
Massimo con una spietatezza quasi eccessiva, al punto da far sospettare
il desiderio recondito d'esser smentito. Ora, nel film alla rovescia che
vorrebbe fosse un "Ciao Nì" versione 2012, Del Papa vede avanzare un
artista (uomo?) ambiguo, ma d'un'ambiguità diversa dall'altra (ambiguità
che peraltro nei '70, come ebbi modo di ricordare, aveva un significato
tutt'affatto preciso): un'ambiguità maliziosa, e non si tratta d'una
tautologia. La precedente ambiguità, suggerisce l'autore, era la
rappresentazione non solo fisica, diremmo grafica, delle contraddizioni e
delle proteste d'un artista solo, fragile e nervoso; l'attuale si è
riappropriata del suo significato originario: non rassicurante. Di qui
in poi è tutto un ossimoro: "Desideroso di cancellarsi, ma non di farsi
dimenticare; indulgere alla volgarità del successo salvandosi l'anima:
chiusura del cerchio, quadratura dello Zero". La conclusione è quasi
una supplica, anch'essa una paradossale preghiera: se "il Cielo" non
conterrà anche i dannati resterà forse lucente ma vuoto, perché gli
angeli non fanno musica ma, dal loro empireo, cantano in una celestiale,
sublime indifferenza. Questo è quanto mi è parso d'attingere dalle
prime pagine della nuova fatica di Massimo. Stando così le cose,
comprendo bene la scelta dell'ebook al posto del normale libro, dove
certi pensieri non avrebbero probabilmente avuto spazio. Io e Massimo
abbiamo temperamenti molto diversi e, anche su Renato, siamo talora
stati in disaccordo: ma lo considero un intellettuale autentico e
poderoso, capace, attraverso Renato, di sezionare tutta un'epoca,
aspirazioni, speranze, delusioni, senza risparmiare sé stessi e la
propria impotenza. Io non ho vissuto il suo rovello: mi sono relazionata
con Zero in modo differente, soprattutto in questi ultimi due anni, in
cui sento di esser diventata più forte e sicura di me. Forse il mio
giudizio cambierà dopo una lettura completa del testo che però, fin
d'ora, mi sembra offrire già ottimi motivi di discussione, privi di
sciatteria e di banalità. Ecco, in una maniera o nell'altra, Massimo è
un antidoto all'indifferenza e all'insipienza, e ci costringe a
occuparci dell'artista, non dell'idolo indiscusso, astratto e volatile,
circonfuso d'impalpabile gloria. No, Renato è stato ben altro, e Del
Papa è venuto, a suo modo, a ricordarcelo.
Daniela Tuscano
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