VINCE OBAMA, VINCE MONTI

Premesso che, chiamato a scegliere senza appello, avrei votato Obama (che è la seconda volta che vince grazie all'alternativa), mi pare di ricordare che la crisi che ci sta distruggendo è sorta dall'America finanziaria, America sotto Obama: il quale non ha per niente tagliato le unghie alla suddetta finanza, rapace, truffaldina: si è limitato a lasciar spostare, sempre se abbiamo capito bene, gli effetti della tempesta sulla vecchia Europa, e, in questa, nel suo ventre molle. Poi, sempre se non ci sbagliamo, ha orientato l'avvicendamento tra l'ormai impresentabile Berlusconi, ben felice di mollare la patata bollente, al sobrio Monti. Il quale, ancora una volta a lume di nostro naso, si ritrova garantito dalla successione di Obama a se stesso. Forse non era un caso, e nemmeno questione di ideologie politiche o economiche, se la destra italiota “teneva per” il mormone, e la sinistra filomontiana sosteneva la vecchia speranza abbronzata. Obama ha vinto, dunque, lunga vita a Michelle: il Presidente dà sempre la sensazione di essere il marito della First Lady, ma va bene così, lui a caldo ha dichiarato qualcosa di molto cartoonistico, del tipo “il bello viene adesso” o “adesso ci divertiamo”, qualcosa così. E si capisce: Obama è un socialista, economicamente un irresponsabile, lui i debiti, colossali, poi li spalma sul mondo, in particolare il nostro. E allora, buon divertimento: chissà quanti film in 3D, quanti concerti del Boss (in Italia si chiamerebbe leccaculismo politico), quante gitarelle a Disneyland. Ma anche quante primavere arabe abortite, quante riforme sanitarie sprecate, quante lotte alla disoccupazione inefficaci, e  - Obama o Romney non fa differenza, quella di Wall Street pro mormone è una favoletta - quante tempeste finanziarie perfette ancora da subire. Per noi, intendiamoci. Ma per quelle, non preoccupiamoci: c'è Monti.