Per dire come vanno le cose della giustizia,
minuscolo, in italia, minuscolo. Dopo 5 anni e 6 mesi dai fatti, prima
udienza di un processo intentato a una giornalista della Stampa, che,
del tutto disinformata per diretta ammissione, spinta dall'esigenza
bruciante di difendere "la povera wikipedia", dove apparivo mio
malgrado, con contenuti falsi e offensivi, mi aveva dato della nullità e
soprattutto dell'imbroglione, in modo
talmente grave che lo stesso gup di Fermo aveva disposto l'imputazione
coattiva, con una pronuncia devastante per l'imputata. Oggi, prima
udienza, la difesa subito chiede di riassegnare il processo a Torino,
dove evidentemente si sentono più sicuri; forse perché all'epoca (poi il
procedimento venne spostato per competenza a Fermo), chi di dovere
indagò su di me anziché sulla persona querelata, spuntò perfino un
bigliettino scritto a mano (che sta nel fascicolo del mio avvocato),
dalla pm procedente, che invitava a "trovare qualcosa" sul sottoscritto
altrimenti non ci fanno archiviare". Ecco l'obbligatorietà dell'azione
penale, ecco come funziona. Oggi, dunque, primo rinvio, al prossimo
maggio; poi ce ne saranno altri, a meno di non tornare in Piemonte, e
insomma coraggio che la mitica prescrizione si avvicina. Questo a casa
mia si chiama scappare. Invece mi piacerebbe molto vedere in faccia chi
non ha alcun coraggio di guardarmi in faccia. Ma non succederà.
Commenti
Posta un commento