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FONDAZIONI BANCARIE FABER & GABER


Piovono cofanetti mortuari: tutti i concerti di Faber, tutti i cantanti per Gaber, della serie: non al denaro, non all'amore né al cielo: ma alle Fondazioni. E grandinano marchette, nessuno che chiami queste operazioni col loro nome, fare soldi per fare soldi per fare soldi sulla perenne memoria del caro estinto. Le vedove, le orfane, che si affannano a nobilitare la pioggia di euro con le motivazioni più rarefatte. Certo, tutto è per le genti, che continuino ad abbeverarsi al Verbo, anzi ai Verbi, se no qui nessuno pensa più e soprattutto non pensa più nel modo giusto; ed è infinita la spiritualità del caro estinto. Carissimo, certo. Ma queste Fondazioni non fanno altro che svuotare il ripostiglio e pubblicare a raffica, decine, centinaia di dischi, dvd, da cui discendono gli annessi e i connessi degli spettacoli, i premi, le edizioni, i giri teatrali, i diritti televisivi (pare che la Rai stia pensando a una retrospettiva sul Gaber; poi ovviamente il Faber non potrà restare indietro). Questi due, in particolare, che da vivi ce l'avevano col capitalismo e il mercato (meno le consorti), da defunti pubblicano e s'inseguono e si scambiano gli omaggi più che da vivi. Una produzione postuma alluvionale, sempre nel segno dell'impegno, la cultura, la scultura e l'impugno dei proventi. Cosa non si fa per le masse, le genti, il popolo. Perfino un discopanettone: Natale al mausole.

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