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FALSO ALLARME

Una prova generale

E' successo così, è arrivato così, senza preavviso. Alla fine di un sabato mesto, intorpidito, nel quale non sei uscito anche se c'era il sole, anche se novembre t'aspetta fuori clemente. Provi a chiamare tua madre, che sta a sei chilometri, che vive in riva al mare. E tua madre non risponde. Sarà andata a messa, a rinchiudersi in chiesa come fa quasi ogni giorno per evadere un'ora dai suoi arresti domiciliari. Ma alle sette non è ancora tornata. Alle sette e mezza non è ancora tornata. Alle otto non è tornata e allora no, non può essere, c'è qualcosa che non quadra. Mobilito anche mio fratello, ma sbatte pure lui contro un telefono che nessuno raccoglie. Io intanto sono già in macchina e mi immagino le peggio cose, una può anche essere una mater terribilis, dimostrare 20 anni di meno ma a 80 appena spenti non si scherza, può succedere qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Quest'estate l'abbiamo trovata lunga distesa per terra, d'accordo che per esubero d'energia pretendeva di volteggiare su una sedia reggendo non so che vassoio ed è scivolata, ma insomma è stato un casino e lei si è spaventata. E questo stronzo davanti che pare si diverta a andare piano, non riesco a sorpassarlo e gli urlo improperi dal profondo dell'inferno. Un quarto d'ora di strada, anche meno ma arrivo che sono rassegnato, che cazzo può essere successo perché questa non dia segni di vita se non l'irreparabile, la forza maggiore che contiene in sé la risposta? È un sabato morto a Porto San Giorgio, strade nere, lampioni spenti, nessuno in giro, si direbbe un black out, sia pure senza uragani. Sacramentando salgo le scale a tentoni nel silenzio lugubre del palazzo, non riesco neanche a scegliere dal mazzo la chiave giusta e mentre son lì che traffico alla serratura sento la voce di mia madre che ha capito e da dietro la porta mi dice: “Aspetta”. Mi apre, è in vestaglia, dalla camera da letto arriva un lumino fioco: era proprio un corto circuito, saltata una centralina, tutto un quartiere al buio e ovviamente il telefono portatile funziona più. Me la prendo un po', ma neanche tanto: mai imparare a usare un cellulare, eh? Mia madre, con logica tutta sua, risponde: ma io ho provato ad avvisarti, che colpa ne avevo se il telefono non andava? E osservare che poteva pure farsi prestare un portatile da qualche vicino non serve, non è da lei, non sarebbe lei. La guardo, distesa nel letto, sul comodino la piccola torcia che suo marito teneva in macchina, e adesso pare sorriderle ironico dalla foto sul comò di fianco all'urna. Guardo quella testa che d'improvviso mi pare così piccola, così fragile. La guardo, ciarliera, quasi contenta di quel moccolo di candela rossa che, intuisco, la riporta ad anni bambini quando la luce elettrica non c'era e la sera era un sipario nero che scendeva. Fingo d'incazzarmi ancora un po', ma lei ha capito benissimo. Mi segue fin sulle scale con la bugia in mano, sembra uncle Scrooge, glielo dico e ride. La sento che si richiude dentro mentre me ne vado.
Mi ha preso così, in macchina, risalendo verso casa. Mi sentivo di avere la faccia di mio padre, adesso ricordavo bene le preoccupazioni per mia nonna, che oltretutto era più giovane di mia madre e non viveva da sola. Sapevo sarebbero arrivati giorni così, e adesso non resta che aspettare. È andata bene questa volta, anche se sono distrutto. Una prova generale. Mi sentivo addosso la faccia di mio padre, sì, e mi sono sentito fiero di me, un bravo figlio che si preoccupa, e mi sono sentito responsabile, adulto e goffamente affettuoso, e tutt'a un tratto mi sono sentito stanco come ci si sentono i vecchi. E non mi sentivo pronto, e scoprirlo non mi è piaciuto affatto anche perché ho capito che mai lo sarò, come ci si può preparare all'idea dell'ultima tua fonte che muore?
È successo così, è arrivato così tutto quel peso addosso di una vita. Quella ridda di fantasmi del passato, e del futuro, e del presente, perché sono loro, sono sempre loro a schiacciare di più.

Commenti

  1. Ho 2 anni meno di te e 2 genitori di 70 e 73 anni e ci penso anch'io,quando suona il telefono ad un orario leggermente insolito o provo semplicemente ad immaginarmi come sarà quando succederà.Se è per questo anche a quando succederà a me.Prepararsi alla morte come scopo della vita ? Un pò come i samurai o il vecchio Mishima ? Bei propositi ma come si fa? 'E questa la debolezza dell'uomo moderno?

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  2. E' già duro prepararsi al passato; al futuro, direi che è impossibile

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