Girando
in rete, m'imbatto nei dischi di Natale: due le tendenze, una è
saccheggiare il Natale (comincia la disinteressata Mina, anche lei
col suo dischetto di standard: probabile titolo, in omaggio all'amico
Grillo, “5stelle di Natale”), l'altra è la solita nevicata di
ristampe, cofanetti, raccolte, compilation, compilation di
compilation, ma che senso ha, ancora adesso che chi vuole, se vuole,
se le crea da solo coi file digitali? Ma le case discografiche,
gestite da cosiddetti manager, non cedono, con ammirevole
ottusaggine. Un caso in particolare mi colpisce, è quello di Renato
Zero, forse il più bersagliato in assoluto: fra tante repliche
insulse del suo canzoniere, la vicenda è da raccontare. Dopo un
rapporto storico con la RCA, nel 1994 firma per la Sony, con la quale
effettivamente si rilancia; ma è un'altra epoca, la rivoluzione di
internet non è ancora esplosa, dodici anni dopo, in concomitanza,
vedi caso, con la raccolta “Renatissimo”, lui fa causa
all'etichetta ottenendo un risarcimento di 2,5 milioni di euro e
cominciando ad autoprodursi. Salta il manager Rudy Zerbi, che finisce
alla corte di Maria de Filippi; la Sony, non contenta, comincia a
saturare il mercato di raccolte sempre più demenziali, sul
presupposto di un elementare cinismo: come minimo gli rompiamo i
coglioni e poi la gente è stupida, c'è sempre qualcuno che compera
quello che ha già credendolo un disco nuovo, ci son sempre i
feticisti che, per una copertina, si svenano. Ecco le case
discografiche. Ecco i cosiddetti manager, che nella traduzione
all'amatriciana diventano manger, mangioni, mangia mangia. Gente
stupida, incompetente non solo di musica ma pure di mercato. Gente
capace di fare una e una sola cosa, il gioco delle tre carte, il
gioco dei magliari. Ecco chi ha sfasciato il giocattolo prima dei
“marocchini”, i dischi taroccati, lo scarico abusivo, la
condivisione in rete. Tutte balle. I veri assassini della discografia
sono i manager idioti, sono le etichette discografiche sempre più
parassitarie, sempre più disertate dagli artisti che ormai, seguendo
l'esempio di Zero (ma il primo in assoluto fu Lucio Battisti), fanno
da soli. La musica, questa entità così fragile e potente, data in
appalto agli idioti, gente che l'ha resa una vetrina di scemi.
Meriterebbero di finire loro, i manager, i manger,
sui marciapiedi. Ma anche lì sarebbero di troppo, perché le
puttane, giustamente, hanno molta più dignità.
Eh ,sai quanti soldi c'ho buttato in queste cose! Da fan di Presley, Beatles ed altri cagnoni,sai quanti dischi ufficiali annunciati come scrigni ricolmi di perle inedite ho comprato ,per ritrovarmi poi con un paio di versione alternative a causa anche della tracklist compilata in modo volutamente ambiguo,giusto per non capire bene cosa cavolo stavi comprando.Ultima ,se non sbaglio,la signora Zappa,che ora che la famiglia si è ricomprata i diritti di Frank si metterà a sfornare materiale inedito probabilmente centellinato su ennesime nuove edizioni dei vecchi album e un vero fan compra solo originale !
RispondiEliminaPerò la raccolta nuova di Zappa vale la pena: spiego perché su un paio di Fari
RispondiEliminaAllora attendo delucidazioni
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