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AL SABATO SERA, RIVOLUZIONE CULTURALE


AL SABATO SERA, RIVOLUZIONE CULTURALE
Siamo da mia madre, tutti e due i figli con le nuore, a mangiare la polentina anche se fa ancora caldo, teniamo accesa la televisione come si fa per avere un sottofondo, senza badarci troppo e chi spunta dal teleschermo? La faccia di Sallusti, sempre più lugubre, ma da Cortina d'Ampezzo che è un bel modo di prepararsi alla galera. Parlano, manco a dirlo, della tragedia che l'ha colpito, che sta facendo di lui un martire del Risorgimento, sia dannazione eterna a quel giudice che non aveva capito niente, che voleva distruggerlo e lo sta rendendo una figura omerica. Da studio, Porro che di Sallusti è il vice e ricorda Bobby Solo, Telese che invece sembra Poldo Sbaffini, una portavoce di Vendola con volonterosa scollatura, Scalfarotto, del quale nessuno ha ancora capito niente tranne che vuole “Sposare Federico”, e, come se non bastasse, nei televisorini spuntano anche le facce di Paolo Guzzanti, invecchiatissimo, e di Alba Parietti sempre più simile a Moira Orfei. Ci fermiamo ipnotizzati come davanti allo spettacolo dell'orrido: ma che senso ha un programma del genere? Parlano, parlano, la Parietti come esperta di cose definitive, gli altri che la prendono sul serio, la discussione si sposta dallo psicodramma di Nosferatu Sallusti, e a questo punto che vada sulla forca pure lui, a, chissà come, le primarie del PD che con gusto tutto da Politburo voleva far secco il giovane Renzi e invece si è convinto che gli basterà risucchiarlo con manovre da centralismo democratico. In studio c'è pure questo Fassina, mah, un altro del quale è difficile capire il senso, come Scalfarotto, e, collegati da una sezione del partito per le primarie finte non possono mancare i giullari, Vergassola con la sua solita aria da sfigato, Celestini quello del teatro consapevole che mi pare si sia scorciato il pizzetto. Che meraviglia questi saltimbanchi indipendenti, eccentrici ma pur sempre nell'alone del partito, ricordano tanto dei Mejerchol'd in minore ma non faranno la stessa fine, Bersani non è Stalin, il PD non è il Pcus e invece che la Siberia garantisce feste dell'Unità, teatri, palinsesti. Solita Italia, opportunista, jovanottesca, si sposta da Veltroni a Renzi ma è pronta a ritornare all'ovile, qualche giorno fa uno di questi finti irriverenti del Fatto ha scritto un articolo elogiativo del Veltroni scrittore, roba ridicola ma si capiva l'intento, garantirsi vie d'uscita, fosse mai che certi giornali da battaglia non se la passano poi così bene e certi comici da birreria sono destinati a sparire presto, come i giovani che volevano rottamar tutti e finirono rottamati solo loro.

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