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REHAB



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A volte tocca andare in rehab da varia umanità. Per me era scoccata l'ora, ho passato 15 anni con una banda di burattini che si odiano per quanto sono simili. Dopo decine di stronzate, e anche qualche bassezza, che ho sempre finto di non vedere, l'overdose è stata farsi mettere in mezzo per poi ricevere la solita mail da prete: “Mi sento un verme, che ti debbo dire?”. Non lo so, io non mi sono mai sentito così, forse perché prima di compromettere qualcuno mi chiarisco le idee. Invece qui lo stile è diverso: si fanno i proclami, si chiede aiuto, si chiede alla gente di sbattersi, poi all'ultimo momento (ma con una coda di paglia lunga chissà quanto) si manda la letterina formato famiglia (le buone famiglie, così come i colleghi cattivi, se non le avete fatevele in fretta: sono un formidabile alibi democristiano). Molto rock, e molto scemo io a non capire che i giornali si fanno così (i vostri, forse). Curioso, però: sono passato da chi non programmava niente per tutto, a chi programmava tutto per niente: e ci stavo pure ricascando, pensa che fesso. Non mi angoscia perdermi un'altra occasione per farmi sfruttare, ma il mio tempo, la mia faccia e la mia parola hanno un valore. Ho sbagliato a regalarle, in tutti i sensi. Anche quelle personali. Poi finivano a rimpinzare articoli e perfino libri che non mi appartenevano. Io non ho mai pensato sotto dettatura, e il guaio è proprio questo. Va bene. Niente copyright, ma il prossimo che mi viene ancora a piagnucolare di amicizia, di affitto da pagare e delle solite stronzate, vedrai che fine fa. Ho il mio, di affitto. E anche una famiglia, anche se non l'ho mai usata. Amicizia, prendere per il culo uno che conosci da 15 anni? Direi che non mi serve e se questa è la loro normalità, non tenere vergogna, viva l'essere anormali. Provo un vago senso di nausea, ma almeno è finita, finita del tutto, finita con tutti. Basta buffonate, se Dio vuole. Rimettiamoci a scrivere, finalmente ripuliti. E, d'ora in avanti, a debita distanza. Mi perdonerete.

Commenti

  1. ...si questo è proprio il vizio tipico da generazione della coca cola, di chiedere sempre la mano (gratis) agli amici per poi liquidarli...fingendosi pentiti.
    mauro

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  2. Sarà mica "SUONO"? Il "nuovo" giornale di Stéfani? Non mi sorprenderebbe poi tanto visto che Gabriele Barone ha subiti la stessa sorte....

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. però, quella dell'avere una famiglia mai usata, me la devi spiegare meglio!

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    3. è molto semplice: mai usata, in senso letterale.

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  3. Per Resto in Ascolto. Non ho subito alcuna sorte. Ho semplicemente scelto di non scrivere più per quella rivista. Condivido pienamente le ragioni che hanno spinto Massimo a lasciare. Basta con le buffonate.

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  4. Forse sarebbe il caso di ripensare il tuo post sulla "Vita aleatoria" e l'annessa recensione di "Suono", non credi? Detto senza polemica; ma veramente l'impressione è che tu abbia avallato a scatola chiusa supposte verità che tali non erano.

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    1. Pardon, brutto lapsus: non "Suono", ma "Wild Thing".

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    2. Il libro vale per quello che vale: lo spaccato di una scena che tutti abbiamo attraversato. Ripensare è una meschinità che non mi appartiene.

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    3. No. E' un libro pieno di menzogne, di verità parziali. E' un libro - non so se lo sai - che ha il grosso delle sue parti generaliste praticamente copiaincollate da Wikipedia ed altre fonti (ovviamente senza dichiararlo), come si è scoperto qualche giorno fa facendo un'analisi più attenta.
      Io credo che tu, come molti altri, come su certe cose anch'io, sia partito dal presupposto che Max forse era un uomo molto rock'n'roll, irriverente, eccetera, ma fondamentalmente ok, fondamentalmente onesto.
      Bene, i nodi stanno venendo al pettine.
      E comunque che ripensare sia una meschinità non lo so, ma fare autocritica una volta che si acquisiscono nuovi elementi (o inedite consapevolezze) è da uomini veri, quello sì.
      Davvero: rileggi quello che hai scritto parlando del libro.

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  5. A scanso di discussioni perditempo: anche se nel giro può sembrare difficile da credere, e figurarsi se non lo so, per quanto mi riguarda scrivo sempre senza secondi fini: per cui non ho niente da rimproverarmi in questo caso. Non ho avallato presunte verità, casomai ho parlato di rese dei conti, che ugualmente non mi interessano. Il fatto che certe affermazioni vengano da un tipo rivelatosi, una volta di più, inaffidabile, non esclude che possano anche essere vere. Quindi, il giochetto del “ripensamento” nasconde una certa malizia che lascia il tempo che trova (e mi pare anche triste, così, per conto terzi). Se la vedranno tra loro. Io, come ripeto, mi sono lasciato alle spalle un ambiente che ho constatato essere di burattini, senza eccezioni di sorta. Meglio, o peggio, per chi continua a farne parte (finché dura), e ad avere tempo da buttare per stabilire chi è peggio di chi.

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    1. Ho capito: appurare come stanno i fatti è un optional. Se a te va bene così, amen. E fine di ogni discussione, anzi va', chiedo scusa per lo spazio occupato nella pagina.

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  6. "Appurare come stanno i fatti" profuma ancora di lapsus: io quella formula la usavo quando facevo il cronista di giudiziaria...

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  7. Damir Ivic ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "REHAB":

    ...quindi è una pratica che non ti interessa più.

    Massì: a che servono i fatti, se ci sono già le opinioni?

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    1. Tutt'altro: spero di ricominciare a farla, anzi. Magari partendo proprio da qui, vista la gravità delle accuse che girano, perfino nero su bianco. Mi stupirei se qualcuno non reagisse o almeno prendesse nota.

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