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LA SCIALUPPA



LA SCIALUPPA
Il discorsetto di Napolitano sui partiti da salvaguardare va oltre la banalità (insopportabile) dei presidenti nel senso che è peggio, che contiene tutta la volgarità del senso di appartenenza ad un sistema inossidabile. Il qualunquismo da “non demonizziamo i partiti”, che nasconde l'aurea massima “tutti colpevoli nessun colpevole”, è di fatto una scialuppa ad un sistema fradicio. E ha stancato. I partiti si demonizzano benissimo da soli. 
I partiti servono, caro Napolitano? Sì, ma questi partiti? Il nostro amato Capo dello Stato, uno dei migliori prodotti del sottopotere spartito dalla prima alla seconda Repubblica, dovrebbe anzitutto preoccuparsi di distinguere tra partiti e partitocrazia; non lo fa, perché non può farlo, perché non ha senso distinguere. Egli dovrebbe di conseguenza scomodarsi a indicarci in cosa questi partiti ci sarebbero stati utili e lo sarebbero tuttora. Quali facce, in essi, sono presentabili? Quali riforme o proposte possono vantare? Quale miglioramento della vita comune se ogni giorno si uccidono in tre o quattro, non per le difficoltà attuali ma per la percezione, fondata, di essere abbandonati dallo Stato una volta affondati? Quali partiti sarebbero da mantenere, caro Napolitano, se i rispettivi comitati d'affari si sono fumati, abbiamo appena letto, chi 220, chi 250 milioni di euro e ne reclamano altrettanti? Se dai loro forzieri sgorgano diamanti, lingotti, immobili, partecipazioni mascherate? È di ieri la notizia, e sai che notizia, che “i partiti dicono no all'abolizione dei rimborsi elettorali”, che non sono rimborsi, d'altronde rifiutati con un referendum rimasto lettera morta, ma un pizzo legalizzato e incontrollato. Per far cosa, presidente Napolitano? Per difendere la democrazia? Non scherziamo, sia serio almeno lei. Qui c'è davvero da mettersi a piangere, esercizio divenuto di comune esibizione a cominciare proprio da lei, che ancora trova modo di commuoversi anziché disperarsi. Questi partiti la democrazia l'hanno divorata, non difesa. E se oggi il vuoto di credibilità ha spalancato la strada a un governo di incoscienti e ad un'antipolitica di ghigliottinari come Grillo, la colpa è proprio dei partiti, delle loro ruberie, delle loro feste, delle cene da 25mila euro, dei regali osceni, delle puttane arruolate per meriti sessuali, dei faccendieri e del malaffare che li permea, della loro evanescenza pervasiva e vorace. Non li vede Napolitano i fatti e le facce impresentabili, non li vede gli scandali uno dopo l'altro, in un sistema criminale, inutile nascondersi, che non finisce mai, che arriva nel settore pubblico, nelle aziende pubbliche, alla Rai, che condiziona il settore privato, che s'impone ovunque e comunque con forza mafiosa? Occorre partire dal presupposto che quello che emerge, che i giornali possono permettersi di raccontare, è solo un frammento, neppure la punta, di un iceberg fradicio, malsano, con basi e linfa criminale. Né si vede all'orizzonte altra volontà se non quella di durare, uguali a se stessi, possibilmente con maggiori emolumenti. Questi partiti hanno solo saputo scaricarci ad una crisi vergognosamente taciuta oltre il lecito, per poi lavarsene le mani e proseguire nella spartizione di quello che restava.
Il presidente Napolitano ha lanciato una scialuppa a un mondo che conosce bene, perché per tutta la vita è stato anche il suo. Un mondo che di democratico ha sempre avuto poco, ed oggi non ha più niente.

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