LA FERITA
Tutto sparito. Il cielo,
il sole, la primavera. Tutto cancellato, le sensazioni, le atmosfere,
i ricordi. Quasi perfino la voglia di scrivere. Scrivere di che, se
il mondo è una macchia grigio metallo? Mi sembra di non essere mai
uscito dall'inverno e di aver visto la luce solo una vita fa. Ed io
lo so, che sono tetro quando ripeto “tornerà il gelo, non
illudiamoci”. Ma poi il gelo torna davvero, sei gradi appena oggi,
roba da Natale, non da Pasqua, e dopo non resta niente da dire,
nemmeno che avevo ragione. Tutto andato, e chissà quando tornerà.
Sottoviviamo rintanati qui, a non sperare, come gatti che si
difendono dall'uggia, ma i gatti possono dormire, giocare, fare come
vogliono, noi no, noi dobbiamo pensare, capire, ricordare e sentire
di non poter ricordare. La mia mente non riesce a concentrarsi e non
riesce a evadere, è grigio metallo come il cielo. Domani dicono che
aprile tornerà, ma io non mi fido. E poi chi me la ridà una Pasqua
scippata? Chi mi guarisce da quest'altra ferita dell'illusione? Io
sono come la foglia che, sull'albero, era uscita testimoniando una
timida, orgogliosa felicità e adesso si brucia nell'aria crudele
della grandine. Non guarirò mai da questo malessere, perché questo
malessere sono io. Non guarirò mai dalla sofferenza di un giorno di
festa negato, anche se nella festa non faccio niente, anche se mi
piace non uscire. Alla mia età dovrei pensare a cose impellenti come
il successo, i soldi, l'affermazione e invece sono qui, a confidarvi
la mia inadeguatezza, la mia stizza di bambino punito, il mio
sgomento immedicabile perchè risibile, patetico. Non oso dire “da
poeta”, dico da irrisolto, da disadattato.
Commenti
Posta un commento