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BOSSI GENIO INGENUO? MA CHI CI CREDE



BOSSI GENIO INGENUO? MA CHI CI CREDE
Grazie alla libera informazione che non nasconde niente, sempre con un attimo di ritardo, adesso sappiamo tutto delle lussuose miserie della Lega, dei fondi neri di Finmeccanica convogliati nelle casse del partito e di lì a quelle dei Bossi che le usavano per “un po' di ville”, come dice una ninfetta del Trota, in auto sportive, in misteriose scuole delle quali si parlava da anni ma non si scriveva mai, nella compravendita di diplomi per i figli del Boss e i toyboys, i ragazzi giocattolo della plenipotenziaria Rosi Mauro come quello che aveva fatto l'immortale canzonetta “cooly noody”, ma che spasso padano. Miserie ora grottesche ora ridicole, delle quali, si sostiene, il Boss non sapeva niente. Come se fosse una scriminante anziché una aggravante: la Lega era il suo partito, partito familiare, partito personale, chiamalo movimento, chiamalo come ti pare ma era una cosa dell'Umberto e adesso vengono a dire che lui non sapeva niente di quello che faceva la Rosi col “tesoriere più pazzo del mondo”? Non sapeva delle “un po' di case”, non le vedeva le Porsche del Trota senz'arte né parte, era l'unico a non sapere che a Gemonio l'altro figlio, il maggiore, correva ubriaco divertendosi a sfiorare i passanti e gli sbirri non si azzardavano a fermarlo, non li sentiva gli odori della criminalità terrona che impestano perfino i figli? Non si rendeva conto che il partito diventava una suburra di vizi e privilegi?
E dire che certa informazione surreale insiste nel considerarlo un genio che ha introdotto in Italia il problema del nord. Quale problema? Quello di una unità d'Italia mai davvero assimilata, di un paese sbilanciato sì, ma dove la linea delle palme, come la chiamava Sciascia per dire l'orizzonte mafioso, andava progressivamente salendo? Quello del clientelismo mafioso del sud mantenuto con la corruzione politica del nord? Questo crollo annunciato del nord, dei partiti, delle conventicole come CL che lo rappresentavano o pretendevano di rappresentarlo, va oltre il dramma interno, diventa sciagura nazionale perché l'evidenza della sua illegalità pervasiva, cui anche la sinistra dei Penati e delle cooperative è organica, fornisce nuovi alibi alla malversazione meridionale, un “così fan tutti” che non lascia speranza né voglia di cambiamento, che conferma l'ineluttabilità di un sistema nel quale nessuno può giudicare nessuno né bonificare alcunché.
Dicono che l'inventore della Lega nord non avesse più il polso della situazione, che l'infermità gli impedisse di conoscere le malefatte commesse attorno a lui dal cosiddetto cerchio magico. Ma uno che sbotta “ho fatto una cazzata a mettere i figli in politica” non è un ingenuo, è uno che constata l'arma a doppio taglio dell'illegalità, uno che si scopre meno furbo di quel che credeva. E se per mera ipotesi non avesse saputo nulla delle colossali malversazioni, allora vuol dire che il secondo partito di potere in Italia è stato rappresentato a lungo da un mezzo demente, in uno scenario da Russia sovietica.
È stato anche rilevato che sia Bossi che Berlusconi, uniti nel potere, affondano nello stesso mesto tramonto, chi dice per causa dei giudici, chi per senilità del potere stesso. Due genii? No, due vitalisti, due prepotenti, abituati a tirare la corda del destino finché non si spezza. E prima o dopo si spezza. Bossi in particolare esce di scena nel modo più squallido, costretto a tornare da malato, da impotente nei luoghi che lo videro condottiero per tenere insieme una barca che ormai fa acqua da tutte le parti. Dicono che Bossi è stato un genio ingenuo. Pensa se era uno stupido. No, è stato un ladrone come quelli che additava come tali. A conferma che in Italia la politica è predatoria o non è.

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